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Diaconato permanente: un ponte trala Chiesa e il Mondo

Interris ha incontrato incontrato Marcellus Okenwa Udugbor Diacono permanente presso la Parrocchia di S. Ambrogio a Roma, che a partire dalla sua vocazione ci racconta la sua esperienza del servizio attraverso la Carità, l'Eucaristia e la Parola.

Il diacono permanente è chiamato a servire, seguendo l’esempio di Cristo, attraverso la carità, la proclamazione della Parola e l’Eucaristia.
La vocazione diaconale è un “sì” al Signore, maturato attraverso la formazione e l’esperienza, e si distingue dal diaconato transeunte.
Il servizio diaconale si concretizza nella visita ai malati, nella distribuzione dell’Eucaristia e nella proclamazione del Vangelo.
La testimonianza di fede del diacono si estende alla vita familiare, influenzando positivamente moglie e figli.
A Interris la testimonianza di Marcellus Okenwa Udugbor Diacono permanente presso la Parrocchia di S. Ambrogio a Roma, che conferma la sua vocazione e la gioia nel servire

L’Intervista

Cosa significa essere diacono e come nasce la tua vocazione?

Non sapevo nemmeno io che cosa significasse essere diacono, ho iniziato a capirlo durante la mia formazione. Il diacono è colui che serve, perché Cristo è venuto per servire, quindi anche noi siamo chiamati a fare questo.

Un diacono, lo ha detto anche Papa Francesco in uno degli incontri, non è un sacerdote di seconda categoria o un chierichetto di prima classe. E allora di cosa si occupa il diacono nella sua comunità?

Sono tre i servizi che la Chiesa riconosce a un diacono permanente. La carità, l’eucaristia e la parola.
La carità è quell’amore con cui puoi dare la vita, visitare le persone fragili, le persone povere, le persone dimenticate, in particolare i malati.
Puoi portare l’Eucaristia a chi non può venire a Messa, a chi si trova a letto, puoi portare l’Eucaristia portando Cristo e la Comunione a chi non si può muovere.
I diaconi poi proclamano la parola attraverso il Vangelo. Il diacono presta la voce, apre la bocca e il Signore mette la parola.

Come è nata la tua vocazione?

Sono arrivato in Italia e dopo gli studi ho intrapreso il Cammino neocatecumunale, lì ho incontrato mia moglie, lì è nato anche l’amore a Gesù Cristo. Ho ho detto sì al Signore.

Ecco la bellezza della famiglia che condivide anche questa vocazione. Come padre, come nonno, come marito, come si vive la fede in famiglia?

La famiglia mi ha aiutato a intraprendere questo cammino diaconale, a capire esattamente che cosa vuol dire essere diacono, dare la vita e lasciarsi condurre, lasciarsi portare dal Signore.
Ecco perché mi ha fatto incontrare la Chiesa in maniera concreta. Ecco perché mi ha mostrato la strada anche per entrare a fare questo servizio diaconale.

Un episodio che vuoi  ricordare

Il giorno della mia presentazione in parrocchia, era la solennità dell’Immacolata Concezione, ho proclamato il Vangelo. Nell’ultima parte del Vangelo, mi sono messo a piangere. Mi sono commosso alle parole “Avvenga di me secondo la tua parola” E’ la stessa cosa che è accaduta a me. E questa è la mia certezza oggi.

Sei oggi felice di questa scelta e di questo percorso?

Sono contentissimo, molto contento.
Prima di tutto contento perché ho Dio con me e poi perché ho gli italiani con me. Mi hanno sempre amato.

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