Emergenza violenza e ingiustizie. La
pandemia sta aumentando
disuguaglianze e vulnerabilità in ambito sociale, politico e nei sistemi economici. Le
donne e le ragazze, in particolare, sono
sempre più vittime di sistemi
ingiusti e discriminatori. Guadagnano meno, risparmiano meno e sono occupate in
lavori precari e informali. Spesso condannate a vivere in povertà e sopraffatte da
brutali violenze.
Sos ingiustizie
A far emergere le ingiustizie inflitte all’altra metà del cielo sono
Caritas e Focsiv. Che ricordano la campagna fondi per diversi interventi nelle varie parti del mondo (www.insiemepergliultimi.it). Secondo una recente analisi pubblicata dalla
rivista scientifica Lancet Global Health si stima che una riduzione dei
servizi per la salute materna, pari al 10-18%, può portare a
12 mila morti in più in sei mesi nei paesi più poveri. Il lavoro di assistenza e cura, in gran parte
sulle spalle delle donne, si aggrava. Mentre continua a essere
scarsamente retribuito. Le donne devono seguire i bambini che non possono più
andare a scuola. Devono offrire assistenza ai più anziani, che sono più colpiti dalla pandemia. Devono tenere unite famiglie
divise dalla pandemia. Mentre i servizi sanitari sono
sotto pressione e insufficienti.
Senza aiuti
Le donne nei paesi impoveriti (in Asia, America Latina e Africa) sono lavoratrici fondamentali, nel settore agricolo e nei servizi, per la sussistenza delle famiglie. Ora il blocco delle attività le limita, le porta fuori dal mondo lavorativo e provoca loro forti stress psicologici. Una situazione che già prima della pandemia indicava come fossero le donne coloro che lavorassero di meno nel mondo. Il 94% degli uomini tra i 25 e i 54 anni ha un’occupazione contro il 63% delle donne nella medesima fascia di età. Queste ultime percepiscono uno stipendio minore rispetto a quello dei loro colleghi.