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L’origine dell’accanimento del demonio contro Padre Pio

La capacità di leggere nel cuore, le visioni e le lotte col demonio tra le doti soprannaturali di Padre Pio invise al maligno

Molte e invise al maligno le doti soprannaturali di Padre Pio. E cioè la capacità di emanare profumo, percepito anche a distanza. La bilocazione, cioè essere visto contemporaneamente in luoghi diversi. Le ipertermie. I medici hanno accertato che la sua temperatura corporea saliva fino a toccare i 48 gradi e mezzo. La capacità di leggere nel cuore, e poi le visioni e le lotte col demonio.

La persecuzione del demonio

Padre Pio nacque a Pietrelcina, in provincia di Benevento, il 25 maggio 1887 col nome di Francesco Forgione. E’ entrato nell’Ordine dei Cappuccini a 16 anni. Porta le stimmate, ossia le piaghe della Passione di Gesù. Dal 20 settembre 1918 e per tutto il tempo che gli resta di vivere. Muore, il 23 settembre 1968. E le piaghe, che avevano sanguinato per 50 anni e tre giorni, scompaiono misteriosamente. Dalle mani, dai piedi e dal costato.

Estenuante lotta

La vocazione di Padre Pio, spiega Simona Marmorino, è racchiusa in alcune visioni. Il giovane Francesco Forgione ha una prima visione. Lo scopo è che lasci il mondo per dedicarsi interamente al servizio di Dio. Mentre stava meditando sulla sua vocazione. venne rapito in estasi. Vide al suo fianco un “uomo maestoso” di rara bellezza. Splendente come il sole. Che gli disse: “Vieni con me a combattere da valoroso guerriero”. Immediata a quel punto fu l’aggressione di un uomo di smisurata altezza e dal volto orrido. In virtù dell’aiuto che gli veniva prestato dalla guida, il “novello Davide” superò quel misterioso e gigantesco personaggio. Vinse, costringendolo alla fuga. Ma la guida avvertì Padre Pio. “Ritornerà sempre all’assalto, combatti da valoroso e non dubitare del mio aiuto. Tieni ben aperto gli occhi. Si sforzerà di agire contro di te per sorpresa. Non temere la sua molestia e la sua formidabile presenza. Rammentati di quanto ti ho promesso. Ti aiuterò sempre, affinché riesca sempre a prostrarlo”(Epist. I,1282).

 

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