Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità il 35% delle donne ha subìto violenza fisica e/o sessuale da parte del partner o di sconosciuti. Circa 120 milioni di ragazze con meno di vent’anni (una su dieci a livello globale) hanno subito “rapporti forzati o altri atti sessuali forzati”. In India si tratta di un’emergenza nazionale che si protrae da molti anni.
La piaga sociale degli stupri in India
“La violenza di genere, incluse le violenze sessuali, che viene inflitta a donne e ragazze ha proporzioni da epidemia“, documenta il Dossier Indifesa, realizzata in occasione della Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze. E osserva: “Se fosse una malattia, la violenza sessuale verrebbe presa in seria considerazione. E i governi così come i donatori indipendenti stanzierebbero dei fondi per combatterla”. La Federazione internazionale Terre des Hommes è una rete di 11 organizzazioni nazionali impegnate nella difesa dei diritti dei bambini e nella promozione di uno sviluppo equo. Racconta la “cultura dello stupro” che in India poggia su due pilastri. Da una parte la colpevolizzazione delle vittime. Dall’altra la diffusione di una cultura che limita la libertà delle bambine e delle ragazze. Con la convinzione di tutelare “l’onore” della famiglia.
Colpevolizzazione delle vittime
Una ragazza non può sposare chi ama ed è colpevole anche quando è vittima di violenza. Le ragazze devono stare a casa a meno che non abbiano un lavoro. Una cultura talmente diffusa da essere interiorizzata anche dalle bambine. “Si, è colpa delle ragazze se vengono violentate. Si fanno degli amici e questo è il risultato delle cattive compagnie che frequentano”, commenta una giovanissima. “La nostra insegnante ci ha detto che anche le ragazze sono colpevoli in caso di stupro– aggiunge un’altra studentessa-. La nostra colpa è di fare amicizia con i ragazzi, che poi si avvantaggiano di questa amicizia”.