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“Ho ucciso perché la setta mi minacciava”. “Il diavolo mi guidava”. L’occulto dietro le tragedie della follia

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Sos setta. “Anche nei casi riconducibili a problemi psichiatrici non si possono escludere che persone fragili siano entrate in contatto con un sistema legato al mondo dell’occultismo“, spiega a Interris.it l’esorcista don Aldo Buonaiuto, da oltre vent’anni impegnato in prima linea nel servizio Anti-Sette della Comunità Papa Giovanni XXIII e autore del libro “Gli artigiani del diavolo” (Rubbettino).

Influssi virtuali

“Dietro molte tragedie della follia ci sono persone vulnerabili. Possono essere state suggestionate da cattivi maestri che attraverso la Rete spingono, ispirano e suggestionano menti fragili. A volte arrivano a considerarsi dei predestinati, dei prescelti. E si sentono instradati a compiere il male e a danneggiare violentemente gli altri”. Aggiunge don Buonaiuto: “Chi è debole dal punto di vista psichiatrico è in grave pericolo sul web. Nella piazza virtuale può imbattersi (facilmente e con elevata frequenza) in sette. Oppure può persuadersi di ricevere un’influenza diretta del demonio. Attribuire le proprie azioni nefaste al diavolo può derivare da problemi mentali. Ma coloro che hanno fede non possono escludere effettivi influssi del maligno. Anche attraverso la rete che fomenta disastrose derive personali. Un tempo l’incontro con il mondo dell’occultismo necessitava di una rete reale, di contatti personali. Oggi con il web è alla portata di tutti, basta un clic. C’è un pericoloso mercato virtuale di ispirazioni e modelli malefici al quale i più esposti sono le persone vulnerabili”

“Guidato dal diavolo”

A innescare la follia in una mente fragile il terrore di una setta o dispute di vicinato. Ci sono varie versioni sulle motivazioni presunte della tragedia. Secondo quanto riferito in città, l’aggressore potrebbe aver scatenato l’inferno perché i vicini di casa lo rimproveravano frequentemente perché faceva rumore rincasando il mattino molto presto. Oppure l’indagato si sentiva minacciato. E in effetti  lui ha riferito di un setta che lo “ricattava a morte“. Non aveva una visione lucida della realtà. E ha detto di aver agito “guidato dal diavolo“.

Il fantasma della setta

Termini come “setta” e “diavolo” ricorrono nella tragica vicenda. Si va verso il proscioglimento di Michel Santarelli, il 25enne di Jesi accusato di omicidio volontario nei confronti della vicina di casa Fiorella Scarponi, 69 anni, e di tentato omicidio per il ferimento del marito della donna, Italo Giuliani, 74 anni. Il giovane è stato dichiarato “non capace di intendere e di volere al momento dei fatti” dalla perizia di Renato Ariatti, lo psichiatra bolognese a cui il giudice per l’indagine preliminare presso il Tribunale di Ancona Sonia Piermartini ha affidato l’incarico tre mesi fa.

Perizia

Il 3 luglio il giovane entrò nella casa della coppia, in via Saveri, all’alba, uccidendo lei con un pezzo di vetro della finestra rotta e ferendo gravemente lui. Sempre stando alla perizia di Ariatti, il 25enne è in grado di partecipare al processo. Anche se “il quadro clinico non è ancora risolto e questo lo rende socialmente pericoloso e bisognoso di una misura detentiva in struttura chiusa (una Rems) h24“. Perché sia arrivato ad uccidere quella mattina è riportato nelle 42 pagine della perizia, depositata nei giorni scorsi dallo psichiatra forense. Santarelli “è affetto da anni da una psicosi delirante e allucinatoria cronica – riporta lo specialista – con fasi di esacerbazione acuta ricorrenti, in cui è presumibile che il pregresso abuso di cannabis abbia giocato un ruolo fondamentale nella patogenesi e nella patoplastica del suo disturbo”.

Gianluca Franco: