Migliaia di manifestanti rilasciati ma anche un’ondata di dissenso destinata a protrarsi ancora a lungo. Resta il caos in Bielorussia, dove infuriano da giorni le proteste contro l’ennesima conferma al potere per Alexander Lukashenko. In sella ormai dal 1994, l’ultima tornata elettorale ha lasciato piĆ¹ di qualche dubbio, non solo per quanto riguarda la regolaritĆ del voto ma anche per le modalitĆ di repressione delle proteste. Tanto che, nella giornata di ieri, i ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno trovato un accordo politico per applicare sanzioni sia contro i responsabili delle violenze contro i manifestanti che in merito ai presunti brogli elettorali.
Torture e sevizie
Nel frattempo, i manifestanti rilasciati hanno aperto una finestra importante e agghiacciante sulla realtĆ dei centri di detenzione. Secondo quando emerso dai racconti delle persone rilasciate, all’interno delle prigioni si sarebbero consumate torture di ogni tipo, dalle violenze fisiche e, nel caso delle ragazze, anche sessuali, fino alla privazione del sonno, di cibo e acqua. Sevizie che, secondo quanto riferito dai media locali, sarebbero state documentate in modo inequivocabile. Anche organizzazioni internazionali per i diritti umani come Amensty international hanno rilanciato le accuse arrivate dai manifestanti e riportati da testate e network indipendenti.
Le accuse in Bielorussia
Non ĆØ nemmeno chiaro dove le persone vengano portate. A Minsk, ma anche in altre cittĆ . I racconti, a ogni modo, sono tutti perlopiĆ¹ speculari. Alcune persone sarebbero uscite dalle prigioni per poi essere trasportate direttamente in ospedale. Altre avrebbero riferito delle violenze alle quali avevano assistito o delle quali erano state vittime in stato di choc. “Ci hanno detto che i centri di detenzione sono diventati camere di tortura – ha detto Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orienta e l’Asia centrale -, dove i manifestanti sono costretti a giacere per terra mentre la polizia li prende a calci e li picchia con i manganelli”. Anche altri cinque esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno denunciato violazioni e violenze all’interno dei centri di detenzione.