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Baby gang vessa 15enne. La dannazione in chat

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Da maggio ad agosto scorsi hanno vessato, minacciato e insultato un ragazzino di 15 anni usando profili fittizi creati in chat. La vittima viveva nel terrore, ha iniziato a soffrire di disturbi d’ansia che lo hanno portato ad un lungo periodo di degenza al Bambin Gesù. Il papà del 15enne ha chiesto aiuto ai carabinieri della Compagnia Roma Trastevere che hanno immediatamente avviato un’attività d’indagine.

Inferno in chat

Attraverso accurati accertamenti su tabulati telefonici e dati telematici, i militari del Nucleo Operativo sono riusciti a stringere il cerchio intorno ai 3 responsabili. Tutti studenti romani e coetanei della vittima, a cui ieri è stata notificata un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della permanenza in casa emessa dal Tribunale per i Minorenni di Roma. Le accuse nei loro confronti sono quelle di estorsione aggravata in concorso, atti persecutori e lesioni personali aggravate in concorso. I bulli avevano costretto la giovane vittima a consegnare denaro (una somma stimata in complessivi 150 euro) pacchetti di sigarette. Bersagliando l’adolescente con continue minacce e insulti, anche a sfondo razziale. Facendo leva sulle sue origini centrafricane.

Cyberbullismo

Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita. Perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi. Inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo. Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo. Realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chat rooms, istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo e quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi.
Gianluca Franco: