Un presepe, una semplice Natività realizzata con materiale di scarto, realizzato da una suora “artista”, suor Loreda Spagnolo, delle suore Missionarie dell’Incarnazione, è esposto sotto il colonnato di Piazza San Pietro, a Roma nella rassegna “100 Presepi”. Un’opera d’arte unica che simboleggia la rinascita e la speranza.
La vena artistica di Suor Loreda
La passione di Suor Loreda per l’arte nasce fin dall’infanzia e si è sviluppata nel corso degli anni, arricchendosi grazie agli studi artistici e alle esperienze missionarie in diverse parti del mondo. Nonostante i numerosi impegni, la suora ha sempre trovato il tempo per dedicarsi alla creazione, realizzando opere che abbelliscono la cappella della sua congregazione. “Quando ho pensato di realizzare questo presepe – racconta a InTerris suor Loreda – non avevo assolutamente idea di dover partecipare alla mostra tra i 100 presepi in Vaticano, ma semplicemente ho pensato di realizzare questo presepe per la gioia della mia comunità, ai nostri amici, ai visitatori che venivano a trovarci”.
Il presepe di suor Loreda, realizzato con materiali di recupero, ha riscosso un grande successo, classificandosi al quinto posto e ottenendo così l’opportunità di essere esposto in Piazza San Pietro.
Vocazione per l’arte e la vita religiosa
Una passione per l’arte nata da giovane che ha portato la futura missionaria a iscriversi al liceo artistico che le ha permesso di curare questa vena artistica. Ma è con la maturità che arriva un periodo difficile. “Non sapevo se proseguire i miei studi iscrivendomi alla facoltà di architettura o alle belle arti. Iscrivermi all’università significava lasciare la famiglia e venire in città. Ma a un certo punto ho sentito il bisogno di avvicinarmi sempre di più a Dio e ho conosciuto alcune suore venute ad aprire una comunità nel mio paese. Erano suore molto giovani, erano sorridenti, stavano con i bambini, con i giovani, giocavano, scherzavano. Allora io dicevo ma queste sono normali queste suore? Allora questo mi ha dato la possibilità ad avvicinarmi a loro e così è da lì poi è nata la mia vocazione. Oggi sono felicemente una suora missionaria dell’Incarnazione”.
Il dono dell’arte nella vita missionaria
Il Presepe testimonia non solo la fede ma anche il carisma della congregazione: il tema che è in linea con il Giubileo e testimonia anche la reale povertà che è intorno a noi. E ancora oggi ci invita a fare quella pausa di silenzio nel nostro cuore per fissare lo sguardo all’essenziale e quindi alla povertà di un presepe, “dallo scarto alla vita nuova” appunto.
“La mia passione per l’arte – continua suor Loreda non si è interrotta nel momento in cui io ho scelto di entrare in comunità, anzi Madre Carla Borgheri, oggi serva di Dio, mi ha dato spazio di poter portare questo dono di Dio nella comunità, è lei stessa che mi ha permesso di portare il cavalletto, di portare i pennelli, addirittura mi ha dato una stanza in cui poter mettere i miei oggetti e di poter trascorrere alcune ore della mia giornata a realizzare qualche piccola opera d’arte”.
Tra i 100 presepi sotto il colonnato di San Pietro
“Come missionaria dell’Incarnazione sapere che il mio presepe è sotto il colonnato è veramente una gioia immensa, un’opportunità unica e dare questo annuncio di speranza di rinascita è veramente anche una grande responsabilità, devo dire”.
Il titolo del Presepe rappresenta le grandi sfide che il mondo di oggi sta affrontando: sfide sociali, sfide economiche, sfide ambientali. “Ciò che noi pensiamo come perduto o scartato – riflette la missionaria – se questo viene accolto e trasformato, può ridare una nuova realtà, una nuova vita ancora più preziosa. E questo è il messaggio che il mio presepe vuole dare a tutti i visitatori in quest’anno giubilare, dove noi pellegrini di speranza, possiamo andare davanti a Gesù, davanti a questa grotta, e veramente attingere la speranza della nostra vita”.
L’augurio per il Natale
E davanti a quel presepe, Suor Loreda ci lascia il suo augurio. “Perché proprio in questo Natale tutti noi pellegrini di speranza possiamo andare davanti a questa grotta e trovare la gioia di un bambino che si è fatto piccolo, si è fatto uno di noi per non sentirci più soli, ma pieni di speranza. Perché la vita può rinascere, la vita può essere gioia finalmente per tutti”.