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Da vice a… presidente: lo step dei “numeri due” per la Casa Bianca

Da John Adams a Joe Biden, storia dei vice passati alla presidenza. Una nutrita schiera di politici, presidenti per scelta o per forza

Presidente eletto Joe Biden e, probabilmente, presidente in carica quando sarà il momento. La battaglia legale annunciata da Donald Trump, infatti, potrebbe correre il rischio di essere più fumosa del previsto, in una fase in cui anche le persone a lui più vicine (la moglie Melania e il genero Jared Kushner) aumentano il pressing per convincerlo a riconoscere la sconfitta. Se tutto andrà come previsto, quindi, Biden approderà alla Casa Bianca, come 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Ed entrando, al contempo, nel novero di coloro che, da vice, hanno compiuto lo step successivo per la carica più alta del Paese. Un trend tutt’altro che raro per la politica americana, spesso alle prese con un vice che, per forza o per scelta, ha salito il gradino per lo Studio Ovale, rimpiazzando colui al quale aveva fornito supporto.

Lincoln e Garfield

Di esempi, la storia americana ne è piena. E per le ragioni più disparate. Diversi presidenti degli Stati Uniti, infatti, hanno interrotto anzitempo la propria carica, chi per ragioni violente (Lincoln, Garfield, McKinley, Kennedy tutti assassinati), di morte naturale in carica (ad esempio William Henry Harrison, presidente per un mese, Zachary Taylor o Franklin Roosevelt, deceduto al quarto mandato) e addirittura per dimissioni, come nel caso di Richard Nixon. In tali casi, l’entrata in carica del vice è automatica. E quasi sempre, si è trattato di scene iconiche. L’omicidio del presidente Lincoln, colpito a bruciapelo da John Wilkes Booth, portò gli Stati Uniti dall’amministrazione di uno dei politici più influenti della storia a quella che è ritenuta una delle presidenze peggiori, quella di Andrew Johnson. Impresso nella storia anche il passaggio da Andrew Garfield a Chester Arthur, quest’ultimo nominato da Charles Guiteau subito dopo che questi colpì quattro volte il presidente (“Sono uno Stalwart degli Stalwart! L’ho fatto io e voglio essere arrestato! Ora Arthur è presidente”). Un sospetto coinvolgimento dell’allora vice (gli Stalwart erano un gruppo politico di cui Arthur faceva parte), già allora ritenuto sterile, si rivelò presto del tutto infondato.

Passaggi storici

Ancora più emblematico il giuramento di Lyndon B. Johnson, sull’aereo presidenziale, con il feretro del presidente Kennedy, appena assassinato, e alla presenza delle massime istituzioni americane, compresa la first lady Jacqueline, con gli abiti ancora impregnati del sangue del marito. Storico anche il passaggio di consegne (forzato) fra William McKinley, ucciso all’alba del secondo mandato da un anarchico a Buffalo, e il 42enne Teddy Roosevelt, il più giovane a ricoprire la massima carica degli Usa. Il vicepresidente, considerato più un avventuriero che un politico dal Partito repubblicano, si rivelerà uno dei leader più influenti e apprezzati degli Stati Uniti, tanto che il suo volto finirà accanto a quello di Lincoln, Washington e Jefferson sul Monte Rushmore.

I vice presidenti per forza

Ma non solo morti violente. Il mandato più breve in assoluto, quello del presidente W.H. Harrison, costrinse l’allora vicepresidente John Tyler a entrare in carica dopo appena un mese dalla nomina del suo superiore. Era il 1841 e per la prima volta in assoluto venne applicata la norma di successione prevista dalla Costituzione. Non senza dubbi però, visto che il Partito Whig avrebbe preferito indire nuove elezioni, affidando a Tyler l’amministrazione temporanea. Non andò così, inaugurando di fatto una consuetudine che si sarebbe ripetuta altre volte nella storia degli Stati Uniti. La seconda volta, peraltro, non fu nemmeno troppo in là: 1850, quando Millard Fillmore subentrò al deceduto Zachary Taylor, dopo appena un anno di presidenza. Accadrà ancora nel 1923, anno in cui Calvin Coolidge rilevò Warren Harding, ucciso probabilmente da una polmonite dopo un viaggio in Alaska. E anche nel 1945, quando un già sofferente Franklin Roosevelt morì a quarto mandato iniziato. Gli succedette Harry Truman, che di lì a poco avrebbe accordato lo sganciamento delle atomiche sul Giappone.

I vice candidati

Diverso il caso di Richard Nixon, egli stesso vice divenuto presidente ma in seguito a regolari elezioni. Il suo mandato, culminato con lo scandalo del Watergate, si chiuderà con le dimissioni, primo e (finora) unico caso. Gli subentrerà Gerald Ford, unico entrato in carica senza nemmeno essere vicepresidente eletto (per Nixon fu Spiro Agnew, dimessosi il 10 ottobre 1973). Altri “numeri due” sarebbero diventati presidenti ma, come Nixon (che fu vice di Eisenhower), a seguito di una regolare candidatura. Fu così per John Adams, che succedette a George Washington nel 1797, e anche per Thomas Jefferson, vice proprio del secondo presidente. Capo di Stato sarebbe diventato, nel 1833, anche Martin Van Buren, in precedenza vice di Andrew Jackson. Dopo di lui e prima di Biden, solo George Bush senior attraversò il passaggio delle elezioni, eletto nel 1989 dopo aver fatto da vice a Ronald Reagan.

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