Gli oceani stanno cambiando colore e non per colpa dell'inquinamento, ma a causa del surriscaldamento globale. Lo evidenzia uno studio nienet meno che del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, secondo cui l'aumento delle temperature sta modificando la composizione del fitoplancton, vale a dire l'insieme dei microrganismi vegetali alla base della catena alimentare negli ecosistemi marini.
Il fitoplancton comprende alghe altre piante che sopravvivono grazie alla fotosintesi, sfruttando l'energia solare per produrre sostanze organiche. Ora, a causa del caldo dell'acqua, la sua capacità di assorbire e riflettere la luce si sta modificando e ciò influisce sulla tonalità assunte dalle distese acquatiche, che stanno virando verso un blu o un verde più intensi di prima.
Lo studio
Nello specifico, il team del Mit guidato dalla dottoressa Stephanie Dutkiewicz ha creato un modello matematico per prevedere come cambierà la distribuzione del fitoplancton in relazione all'attuale trend climatico. Le simulazioni hanno evidenziato che, entro il 2100, le alterazioni a carico dei microrganismi acquatici determineranno un notevole cambiamento di colore nel 50% degli oceani. Il modello suggerisce che nelle regioni subtropicali l'acqua diventerà molto più blu (a causa della drastica diminuzione del numero di alghe), mentre le zone adiacenti ai poli si accenderanno di un verde intenso: qui infatti l'aumento delle temperature favorirà abbondanti fioriture di fitoplancton.
Come è facile immaginare, il mutamento del fitoplancton non ha risvolti puramente estetici. Nell'articolo – pubblicato sulla rivista Nature Communications – i ricercatori evidenziano come le alterazioni cromatiche siano il sintomo di un fenomeno che rischia di squilibrare la catena alimentare, con esiti imprevedibili per gli habitat marini. E, in seconda battuta, per l'uomo.