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Ecco come si comportano le scimmie quando hanno un’infezione

Uno studio ha osservato come gli esemplari di cercopiteco con una forte carica di parassiti gastrointestinali tende ad allentare i rapporti sociali

L’ingresso della pandemia di Covid-19 ha cambiato moltissimo le nostre vite, condizionando i nostri comportamenti a tutela della salute nostra e altrui. Abbiamo di molto ridotto la nostra socialità, in alcuni casi azzerandola pressoché del tutto per lunghi periodi. La malattia e la sua diffusione ci hanno isolato. Ma pare che non siamo l’unica specie in cui succede qualcosa di simile.

Comportamenti simili

Nel regno animale è molto diffuso un comportamento noto come social grooming, traducibile con ‘toelettatura sociale’, che serve sia per la pulizia personale che per rafforzare i legami sociali. Lo abbiamo visto fare in moltissimi documentari dalle scimmie, quando si puliscono il pelo a vicenda dandosi la schiena. E proprio tra le scimmie, per la precisione tra alcuni degli esemplari di scimmie cercopiteco che vivono nella nella riserva naturale sudafricana Loskop Dam Nature Reserve, è stato osservato un comportamento che potremmo paragonare a una sorta di distanziamento sociale autoindotto. Nel corso di un anno trascorso nella riserva Loskop Dam, quando era una studentessa di dottorato alla Purdue University, la ricercatrice statunitense Brendi Wren ha studiato l’interazione sociale tra le scimmie cercopiteco. Lo studio dei primati può dirci qualcosa in più anche su noi esseri umani poiché oltre al DNA, abbiamo in comune con loro l’ansia e l’ipertensione. E non solo, come illustra la studiosa: “Vediamo molte somiglianze come nel modo in cui gli esseri umani e le scimmie interagiscono all’interno dei proprio gruppi. Radici e sfumature del comportamento sociale tendono ad essere molto simili”.

Chi sta male si isola

Spesso quando stiamo male ci sentiamo più deboli e meno desiderosi di stare con gli altri, tendiamo un po’ a farci da parte. Lo stesso sembra accadere a queste scimmie. Gli esemplari con una certa carica di parassiti gastrointestinali non strigliano il pelo di quelli sani. Un comportamento che, tra l’altro, mette in dubbio la teoria che l’abitudine che hanno le scimmie di ‘spulciarsi’ a vicenda sia un veicolo di trasmissione dell’anchiloblastoma, un verme che abita nell’intestino di umani ed altri animali e si nutre di sangue. Nel corso della ricerca di Wren e la squadra che era con lei si è occupata anche di studiare la carica di parassiti di questi animali. La trasmissione di uno dei sei rilevati è strettamente legata al contatto fisico diretto. Gli studiosi hanno osservato come gli esemplari infetti trascorressero meno tempo del solito a contatto diretto con quelli sani. L’ipotesi che è hanno tratto è che, a causa degli effetti debilitanti della malattia, l’esemplare abbia meno energie da impiegare in attività ‘sociali’ e si senta meno spinto a stare nel gruppo.

Possibili effetti ‘collaterali’

La differenza di comportamento però non è così evidente alla sola osservazione, per cui vanno intrecciati i risultati ottenuti dallo studio del comportamento sociale e dagli esami biologici. Spiega infatti la ricercatrice: “L’unico segno dell’infezione visibile è nel comportamento e l’effetto è nascosto in una complessa rete di interazioni“. Certe parole di Wren sembrano molti simili a quelle, allarmate, che molti esperti hanno pronunciato con preoccupazione in merito agli effetti ‘collaterali’ sociali della pandemia di Coronavirus: “Lo studio ha un ampio impatto sui nostri sforzi per comprendere gli effetti dei parassiti non solo sulla salute, ma anche sull’interazione comportamentale e sociale con costi a lungo termine. Bassi livelli di contatto sociale e di interazione potrebbero portare a una minore integrazione nei gruppi sociali”.

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