Non è ancora il momento di abbandonare l’egida de tricolore francese per la Nuova Caledonia. Il territorio d’oltreoceano è tornato a esprimere la propria preferenza sul restare o meno inglobati politicamente all’interno di Parigi, scegliendo nuovamente di non accedere al rango di Paese indipendente. Una vittoria con un discreto margine (53,26%) a fronte di un’affluenza significativa, quasi dell’86%. Numeri che di fatto pongono la votazione sullo stesso piano percentuale di quella avvenuta due anni fa, quando sull’81% di votanti, il 56,7% aveva scelto di restare con la Francia. Un ulteriore smacco a chi ritiene la Nuova Caledonia pronta al grande salto verso l’indipendenza, forte dello status di Paese più ricco dell’Oceania (Australia esclusa).
La Nuova Caledonia
Numea resterà dunque un capoluogo amministrativo piuttosto che una capitale. Circostanza che non dispiace al fronte degli anti-indipendentisti, i quali non vedono di buon occhio il distacco da Parigi. Anche in virtù dell’esempio dei vicini di Vanuatu, che si sganciò nel 1980 da Francia e Regno Unito affrontando da allora una fase di forte instabilità politica. Quella che, secondo gli indipendentisti neocaledoni, non si verificherebbe in un territorio comunque potenzialmente autosufficiente. E che, grazie ai giacimenti di nichel, rientra nel novero dei maggiori estrattori a livello internazionale. A riprova del suo “statuto speciale”, un’amministrazione diversa da quella delle altre ex colonie, con un governo locale affidato a un Congresso formato dai componenti delle assemblee provinciali. Esecutivo che gli autoctoni kanaki, i portabandiera della causa indipendentista, avrebbero voluto plasmare alla stregua di un qualsiasi governo straniero.
Kanaki e caldoches
Il presidente francese, Emmanuel Macron, si è detto soddisfatto della nuova vittoria del “sì” alla permanenza all’interno della Francia. Del resto, il fronte dei separatisti affronta ormai da oltre trent’anni una fase di rivendicazione che non sembra però convincere del tutto il popolo della Nuova Caledonia. Per ora, sembrano bastare i margini di autonomia concessi dagli Accordi di Martignon (1988) e dall’Accordo di Numea (1998), con il Front de Liberation Nationale Kanak Socialiste che vede le sue principali battaglie socio-politiche con il blocco rivale dei caldoches. Gli eredi dei primi coloni. Dispute che almeno per ora saranno confinate a un piano interno. I neocaledoni hanno ancora una volta scelto in piena libertà , godendo di un nuovo referendum senza pressioni francesi. E con un’altra chance per gli indipendentisti attesa per il 2022. Probabilmente la consultazione che deciderà una volta per tutte il futuro della Nuova Caledonia e della sua bandiera.