La pioggia più antica è caduta sulla Terra 2,4 miliardi di anni fa. La sua impronta è rimasta indelebilmente imprigionata nelle rocce sedimentarie primitive. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, si deve al gruppo dell'università americana dell'Oregon guidato dal geologo statunitense Ilya Bindeman.
Lo studio
I ricercatori hanno analizzato 278 campioni di rocce sedimentarie raccolti in tutto il mondo e ne hanno ricostruito la storia chimica fino a risalire al momento in cui sono state esposte agli agenti atmosferici, come la pioggia. L'analisi indica che la prime gocce di pioggia su queste rocce sono cadute circa 2,4 miliardi di anni fa, quando, ha detto Bindeman, le terre emerse erano pari a due terzi di quelle attuali.
“La crosta deve essere spessa per rimanere fuori dall'acqua – ha spiegato lo scienziato -. Lo spessore dipende dalla sua quantità, ma anche dalla temperatura e dalla viscosità del mantello. Quando la Terra era calda e il mantello era morbido, non potevano essere sostenute montagne grandi e alte”. La ricerca indica che “questo è cambiato in modo esponenziale 2,4 miliardi di anni fa, quando il mantello più freddo è stato in grado di supportare vaste distese di terra sopra il livello del mare”.
La presenza di terre emerse ha modificato radicalmente anche il clima del nostro Pianeta favorendo l'arrivo delle prime pioggie. La terreferma, infatti, ha fatto diventare più luminosa la superficie ancora priva di vegetazione facendo conseguentemente raffreddare il clima del pianeta che, secondo Bindeman, ha così sperimentato le sue prime ere glaciali (si contano, infatti, due glaciazioni tra 2,4 miliardi e 2,2 miliardi di anni fa).