“Il 2021 è stato dichiarato dall’Assemblea generale dell’Onu l’Anno internazionale della frutta e della verdura. Con il duplice obiettivo di aumentare la consapevolezza dei consumatori sui benefici del consumo di frutta e verdura e indirizzare la politica alla riduzione delle perdite e degli sprechi di questi prodotti. Spesso si dimentica, tuttavia, quando si affronta il tema dello spreco, che a varcare la soglia del frigorifero e dei supermercati sono solo i frutti più belli, lucidi e rotondi. Con una parte significativa dell’enorme produzione mondiale che non può accedere al mercato del fresco. Perché ogni frutto deve rispondere a standard di commercializzazione e a severe norme europee, che non tengono conto dei tempi e della variabilità della natura. E, soprattutto, degli effetti della crisi climatica sul comparto”.
Lo sostiene il rapporto “Siamo alla frutta. Perché un cibo bello non è sempre buono per l’ambiente e l’agricoltura” dell’associazione ambientalista Terra! L’obiettivo è quello di accendere un faro sul fenomeno distorsivo, che provoca un calo del reddito degli agricoltori e “mette in ginocchio un settore”.
Il rapporto, scritto da Fabio Ciconte e Stefano Libert, indaga nel dettaglio l’impatto di regole di commercializzazione e sistemi di mercato sull’agricoltura, costretta a produrre frutta sempre esteticamente perfetta per riuscire a venderla ai supermercati. “Un’impresa – scrivono gli autori – sempre più difficile a causa della crisi climatica, che rende la produzione irregolare e i prodotti meno omogenei per forma e dimensione. Lo studio si sofferma su 4 frutti simbolo della crisi che sta vivendo il comparto in Italia: le pere, le arance, i kiwi e le mele. L’associazione con il rapporto rivolge alle istituzioni e alla Grande distribuzione organizzata la richiesta di intervenire con modifiche urgenti.