Una ricerca pubblicata sulla rivista Nature ha risolto un mistero che andava avanti da 50 anni. Ebbene si, le galassie satelliti della Via Lattea, la Piccola e la Grande Nube di Magellano, hanno una corona fatta di gas. Una sorta di guscio che le protegge e che alimenta un enorme flusso di gas che, come un ponte, le lega alla nostra galassia. Il risultato della ricerca si deve ai ricercatori coordinati dall’italiana Elena D’Onghia, che lavora negli Usa presso l’università del Wisconsin-Madison.
La Nube di Magellano
Le Nubi di Magellano iniziarono a ruotare intorno alla Via Lattea miliardi di anni fa. In quel momento un enorme flusso di gas chiamato Corrente Magellanica fu strappato dalle due galassie. Il flusso ora è diventato molto massiccio, la sua massa è pari a oltre un miliardo di volte quella del Sole.
Finora si pensava che la forza di gravità delle due galassie le spingesse l’una contro l’altra generando la Corrente, tuttavia questa ipotesi non spiegava l’elevata massa del flusso di gas. Secondo gli astronomi i modelli esistenti della formazione della Corrente Magellanica sono obsoleti “ecco perché – rileva D’Onghia – abbiamo messo a punto una nuova soluzione che è eccellente per spiegare la massa del flusso“.
L’alone di gas caldo
Grazie a una simulazione gli astronomi hanno scoperto che un alone di gas caldo circonda le Nubi di Magellano, fungendo da bozzolo protettivo e contribuendo, inoltre, alla maggior parte della massa della corrente. Secondo la simulazione infatti quando le due galassie sono entrate nell’orbita della Via Lattea, parti del bozzolo di gas che le circonda (pari a un quinto dell’intera massa del guscio), a causa delle interazioni con la forza di gravità della Via Lattea, sono state allungate e disperse per formare la Corrente Magellanica.
L’origine del flusso e la sfida odierna
L’origine del “flusso è un mistero che va avanti da 50 anni”, osserva Andrew Fox, dello Space Telescope Science Institute. “La cosa davvero entusiasmante – aggiunge – è che ora ci stiamo avvicinando a una spiegazione“.
La sfida adesso è testare l’ipotesi direttamente grazie al telescopio spaziale Hubble che dovrebbe essere in grado di vedere le firme rivelatrici della corona di gas che circonda le Nubi di Magellano.