Anche gli abitanti del mare soffrono degli stessi problemi degli abitanti della terraferma. Troppo spesso però i secondi non fanno caso al peso dell'impatto dell'uomo sull'ambiente, sulla natura e sugli animali, che causa danni i cui effetti non saltano immediatamente agli occhi. Mentre a livello globale si diffonde l'allarme, per gli esseri umani, che i nostri medicinali si stanno dimostrando sempre meno efficaci e i batteri si evolvono, diventando sempre più forti e resistenti, con l'Organizzazione mondiale della sanità che parla di 70mila morti all'anno come conseguenza dell'antibiotico resistenza e il Review on Antimicrobial Resistance che nel 2016 già profetizzava questa sarebbe la stata la prima causa di morte nel mondo entro il 2050, un gruppo di scienziati americani ha scoperto che il problema riguarda anche i delfini e l'ha reso noto con la pubblicazione sulla rivista di settore Aquatic Mammals..
Dieci anni
Lo studio su questi mammiferi marini portato avanti dai ricercatori della Florida Atlantic University, in collaborazione con il Georgia Aquarium, l'univeristà del Colorado e la Medical University della Carolina del Sud, è durato dodici anni, dal 2003 al 2015. L'obiettivo, fare luce sull'antibiotico-resistenza di alcuni agenti patogeni riscontrati e isolati in degli esemplari di delfini della famiglia dei tursiopi presenti nella laguna dell'Indian River. Un'area poco distante dalle due principali città della penisola delle everglades: Orlando e Miami. Esattamente dieci anni fa, qualcosa ha attirato l'attenzione degli studiosi. “Nel 2009 abbiamo notato un'alta prevalenza di resistenza agli antibiotici nei delfini. Un dato inaspettato“, ha detto il principale autore della ricerca, Adam M. Schaefer. “Da allora abbiamo seguito i cambiamenti nel tempo e abbiamo riscontrato un aumento significativo della resistenza agli antibiotici” nei delfini.
Farmaci inefficaci
Dei delfini sottoposti ad analisi e osservazione, 171 hanno “fornito” materiale di studio. I ricercatori sono riusciti a isolare oltre settecento microrganismi portatori di malattie. Alcune di queste, patologie che colpiscono anche l'uomo, come l'Escherichia coli, che può essere all'origine di setticemia, polmonite o meningite, la psesudomonas aeuruginosa, causa di infezioni sia all'apparato respiratorio che a quello urinario. In media, la resistenza ad almeno un antibiotico riscontrata nei cetacei presi in considerazione era decisamente alta: l'88,2%. Alla fine dell'esperimento, gli antibiotici meno efficaci contro i ceppi presenti negli animali sono stato l'eritromicina – che serve per impedire la crescita dei batteri -, verso cui erano resistenti al 91,6%, ampicillina (77,3%) e infine la cefalotina (61,7%). La principale causa di questo fenomeno, secondo gli autori della ricerca, è l'attività umana e gli scarichi di prodotti, rifiuti – sia della nostra quotidianità sia dell'industria – nei mari.