Lanciato stanotte il missile italiano Vega con 53 satelliti in orbita

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Inizia una nuova era per la Space Economy grazie alla capacità tutta italiana di continuare a fare impresa anche nello spazio. E quale impresa: stanotte è partito di nuovo il missile Vega che detiene il primato mondiale dei primi 14 lanci portati a termine. E che per la prima volta ha fatto viaggiare con sé il dispenser Ssms – Small Spacecraft Mission Service che contiene 53 satelliti lanciati in orbite diverse. Il suo sistema innovativo è la promessa rivoluzionaria nel campo della scienza aerospaziale. Grazie al lavoro di 7mila tecnici specializzati appartenenti a 600 imprese diverse.

Tredici Paesi in “orbita”

Il take off della 16esima missione è avvenuto stamattina alle 3,15 in perfetto orario, dalla base di Kourou nella Guyana francese. Finalmente una buona notizia per l’Esa (Agenzia Spaziale Europea) che ha dovuto aspettare prima la fine del lockdown da Coronavirus e poi le giuste condizioni meteorologiche che hanno procurato una serie di rinvii prima del lancio di Vega nello spazio. Ora sono in orbita 46 satelliti piccoli (I CubeSat) e 7 micro satelliti. L’ultimo è stato letteralmente “sputato” in orbita dal lanciatore Vega 104 minuti dopo il primo lancio. Sono 13 i Paesi che hanno affidato i loro satelliti al lanciatore italiano, tra questi otto sono Europei e tra loro c’è l’Italia.

Allo studio gravi malattie

La missione di Vega è stata seguita passo passo dagli ingegneri a terra di Avio a Colleferro. I quali hanno seguito il distacco dei tre stadi del missile avvenuti in perfetta sequenza come programmato. Tra gli esperimenti portati nello spazio dai satelliti, quelli italiani (insieme agli israeliani) studieranno in particolare gli effetti della micro gravità sulla resistenza dei batteri agli antibiotici e valuteranno gli effetti sempre della micro gravità sulle proteine del sistema immunitario per malattie come la sclerosi laterale e la sindrome dell’X fragile.

Innovazione e bassi costi

Vega è uno dei missili più agili e veloci mai costruiti grazie agli stadi in filo di carbonio e all’utilizzo del combustibile solido che aumenta la potenza dei motori. Anche il dispenser ultraleggero e modulare è costruito in fibra di carbonio. Il suo utilizzo permetterà di lanciare nello spazio piccoli satelliti ultraleggeri in modo non solo innovativo ma anche altamente economico. Quindi scopo raggiunto per l’Esa che con “questo lancio dimostra la capacità di utilizzare l’innovazione per abbassare i costi, diventare più flessibile, più agile, e per compiere passi verso la commercializzazione”, ha dichiarato il direttore generale dell’Esa, Jan Wörner all’ANSA. “Un’innovazione, ha aggiunto, che “porterà una serie di risultati positivi, dalla nuova ricerca ambientale alla dimostrazione di nuove tecnologie”.

Oriana Mariotti: