Una mostra dedicata ai Macchiaioli, i pittori italiani rivoluzionari – sia per modalità espressive che per impegno politico – che introdussero una cesura netta nell’estetica pittorica di metà ‘800.
La mostra dedicata ai Macchiaioli
Il Museo Revoltella di Trieste ospita fino al 10 aprile una mostra di 80 opere dal titolo “I Macchiaioli, l’avventura dell’arte moderna”, prodotta da Arthemisia e curata dallo storico dell’arte italiana Tiziano Panconi.
La corrente nacque a metà ‘800 e diede voce per la prima volta alla società contadina, il suo linguaggio pittorico viene giudicato dirompente e fu inizialmente recepito negativamente: il termine “macchiaioli” fu infatti scelto spregiativamente per indicare lavori più vicini a macchie che non a opere d’arte. La mostra, presentata oggi nel corso di una conferenza stampa, ripercorre la storia della pittura italiana dalla “rivoluzione della macchia” avvenuta a Firenze tra 1855-56, un momento di rottura con il gusto pittorico del Romanticismo concentrato su soggetti pittoreschi tratti da eventi storici e romanzi, all’avvento del Naturalismo a inizio Novecento. Ne sono protagonisti, tra gli altri, Telemaco Signorini (di cui sono esposti “Bambino a Riomaggiore” e “Solferino” ), Silvestro Lega e Giovanni Fattori (“Mandrie Maremmane, che chiude il percorso di visita”).
“Nei loro quadri c’è una commistione tra società, politica e arte”, ha spiegato Panconi, sottolineando che ebbero un coinvolgimento politico nel Risorgimento, una scelta che li porterà a sviluppare “per la prima volta un linguaggio artistico nazionale e identitario”; in questo senso “sono padri di un’Italia che diventerà nazione”. Il loro tratto, talvolta bozzettistico, è volto a cogliere l’espressività della luce.