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Lotta al cambiamento climatico: scoperti 50 “super emettitori” di metano

Il nuovo strumento EMIT della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) che analizza le polveri dell'atmosfera si è rilevato un ottimo osservatorio per uno dei maggiori responsabili del riscaldamento globale

Il nuovo strumento EMIT (Earth Surface Mineral Dust Source Investigation) della Nasa – che è stato istallato da pochi mesi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per analizzare le polveri dell’atmosfera – si è rilevato un ottimo osservatorio per uno dei maggiori responsabili del riscaldamento globale: il gas metano.

Nello specifico, EMIT ha individuato più di 50 i “super-emittori” di metano sparsi per tutto il pianeta, dal New Mexico all’Iran, da cui fuoriescono grandi quantità di metano e che sono stati identificati in poco più di 2 mesi di lavoro.

I super emettitori di metano

“Il contenimento delle emissioni di metano è la chiave per limitare il riscaldamento globale. Questo nuovo entusiasmante sviluppo non solo aiuterà i ricercatori a individuare meglio da dove provengono le perdite di metano, ma fornirà anche informazioni su come affrontarle rapidamente”, ha affermato in una nota l’amministratore generale della Nasa, Bill Nelson.

Messo in orbita per studiare in particolare le polveri sollevate dai deserti e le loro interazioni con i cambiamenti climatici, il nuovo strumento EMIT si sta rilevando un ottimo osservatore per fotografare con una precisione elevatissima le fuoriuscite di grandi quantità di metano dal terreno, un gas con un ruolo particolarmente rilevante nel riscaldamento del pianeta.

Tra gli oltre 50 siti ne sono stati identificati alcuni di particolarmente grandi, come il pennacchio lungo oltre 3 chilometri che fuoriesce da uno dei maggiori giacimenti petroliferi del mondo nel New Mexico, negli Usa, da cui fuoriescono circa 18mila chilogrammi di metano l’ora.

Ben 50mila – riporta Ansa – da un analogo impianto in Turkmenistan; e 8.500 da un sito di trattamento rifiuti vicino Teheran, in Iran. Una mappatura che è solo agli inizi e che permetterà nei prossimi mesi di identificare centinaia di ulteriori siti anche “in luoghi in cui nessuno pensava di andare a cercare”, ha aggiunto Robert Green, responsabile scientifico di Emit. Un passo avanti nella lotta ai cambiamenti climatici.

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