Fino all’arrivo del Covid erano in pochi, in Italia, a sapere cosa fosse lo smart working. Ancor meno, probabilmente, erano coloro che lo praticavano. Con l’arrivo della pandemia e la necessità di mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, il cosiddetto “lavoro agile” ha conosciuto nel nostro Paese un vero e proprio boom.
I dati raccolti dall’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano sono significativi: gli smart worker italiani erano circa 570 mila nel 2019. Sono poi balzati ad oltre sei milioni e mezzo durante il primo lockdown. La cifra si è ora stabilizzata sui 5,35 milioni di lavoratori a distanza.
Le scuse digitali al tempo della pandemia
La pandemia, insomma, ha avuto l’effetto di incentivare il lavoro da casa. Parallelamente, però, sarebbero cresciute anche le cosiddette “scuse digitali“, ovvero le giustificazioni che vengono messe in campo dai lavoratori nel nuovo contesto generale. Secondo un sondaggio riportato dal sito Ansa.it, il 66 per cento di queste “scuse digitali” riguarda l’insufficienza della connessione, o il 67 per cento degli intervistati che per eludere una domanda mettono il microfono in modalità “mute”. Ci sono poi quelli che utilizzano sfondi fantasiosi o di dubbio gusto per nascondere il caos del proprio appartamento, quelli che raccontano che i rumori di sottofondo sono dovuti al partner o ai vicini rumorosi, o ai corrieri che – secondo chi si giustifica – citofona sempre nelle nostre case nel momento meno opportuno.
Il lato positivo dello smartworking
Significativa la dichiarazione di quel 72 per cento degli intervistati che dichiara di spegnere la telecamera durante le videochiamate per non farsi vedere in pigiama o con vestiti poco presentabili. Al di là di queste scuse curiose, sembra comune il convincimento di chi apprezza l’arrivo dello smart working, in particolare per l’incremento della produttività del lavoro che si svolge on line. L’auspicio è che, terminata la fase di questa dolorosa pandemia e tornati finalmente ad una normalità, si possa invece trattenere questa esperienza positiva con tutte le sue prospettive di sviluppo e di qualità della vita.