Qual è la “bufala” più creduta all’epoca del Coronavirus? Quella secondo cui il virus sarebbe sfuggito a un laboratorio a Wuhan! Nonostante la lotta alle “bufale” alcune di esse si sono ormai radicate tra la popolazione a tal punto che quasi il 40% le ritene credibili.
L’analisi di Cambridge
Il fenomeno è stato approfondito da uno studio dell’università di Cambridge pubblicato dalla rivista Royal Society Open Science, mette a rischio anche la fiducia nei vaccini contro il Coronavirus che verranno.
Gran Bretagna, Usa, Irlanda, Spagna e Messico sono i Paesi protagonisti di questa ricerca in cui è stato chiesto ai diversi campioni selezionati il giudizio su diverse ‘fake’ sul Coronavirus.
Le “bufale” più famose
Quella che ha preso più piede sembra essere la falsa notizia che il virus sia sfuggito da un laboratorio di Wuhan, ritenuta credibile dal 22% degli intervistati in Usa e Gran Bretagna ma dal 37% in Spagna. A seguire c’è la bufala che la pandemia sia una cospirazione per aumentare le vaccinazioni nel mondo, creduta dal 22% dei messicani, dal 18% di irlandesi, statunitensi e spagnoli e dal13% dei britannici. Il legame con il 5G del virus è credibile invece per percentuali che vanno dall’8% in Usa e Gran Bretagna al 16% in Spagna e Messico.
Gli effetti delle fakenews
In generale, notano gli autori di questa ricerca, all’aumentare dell’età diminuisce la sensibilità alle ‘fake’, fatta eccezione per il Messico, e avere delle conoscenze di matematica sembra ‘immunizzare’ dalle fake.
Lo studio ha trovato anche un chiaro legame tra il credere a queste teorie cospirazioniste e l’esitazione su qualsiasi futuro vaccino.
La lotta alle notizie false
“Oltre a identificare e denunciare le affermazioni false – sottolineano gli autori – i governi e le aziende tecnologiche devono cercare modi per aumentare l’alfabetizzazione digitale nella popolazione. Altrimenti sviluppare un vaccino che funziona potrebbe non essere sufficiente”. Contro le fake, in questo caso sui vaccini, sono da tempo scesi in campo anche i ‘big’ dei social media.