In Lombardia, ma incuneata tra due regioni, l’Emilia Romagna e il Veneto, per la provincia di Mantova la fine dell’isolamento dopo tre mesi di lockdown diventa una liberazione. Soprattutto per quei Comuni di confine, dove la chiusura è stata ancora più dolorosa: famiglie letteralmente spaccate a metà, una parte in Lombardia e una parte nelle altre due regioni, divise negli affetti da pochi chilometri ma impossibilitate ad incontrarsi per mesi. Ora che i confini sono caduti è una corsa per organizzare il ricongiungimento. E l’attesa è tanta.
La storia della piccola Anna
Come per la piccola Ambra, 6 anni, che con il papà e la mamma abita a Poggio Rusco. dal primo marzo non vede i nonni Ivan e Lorella, lo zio Marco e il cane Gastone, il massiccio e simpatico leonberger a cui è molto affezionata, che sono distanti appena due chilometri e mezzo, nelle campagne di Mirandola, la terra dei Pico, ma in un’altra regione, l’Emilia. Finora solo videochiamate, ma adesso è arrivato il momento dell’incontro. “Ambra non sta più nella pelle, è contentissima che l’isolamento sia finito – rivela al telefono mamma Francesca -. Da quando ha avuto la conferma che si sarebbe potuti uscire dalla Lombardia, non ha fatto altro che contare i giorni sul calendario. L’incontro lo abbiamo programmato per questa sera. Dopo il lavoro andremo tutti a casa dei nonni”.
Il primo giorno di libertà
Dal confine meridionale a quello settentrionale, la storia è la stessa. C’è un paese, Ponti sul Mincio, l’ultimo mantovano verso il lago di Garda, che non solo confina con la veronese Peschiera ma ruota, come affetti ed economia, attorno alla località gardesana. “Se non andavano a Peschiera ce li mandavo io…”, scherza il sindaco Massimiliano Rossi all’indomani della riapertura, ricordando la sensazione di catene ai piedi che i suoi concittadini avvertivano ormai da mesi. “Abbiamo due frazioni che condividiamo con il Veneto – spiega il primo cittadino – e non potersi muovere per raggiungere località a poche centinaia di metri di distanza è stato un dramma. E poi il lago, la nostra abitudine quasi giornaliera. Troppe le famiglie originarie di Peschiera che si sono trasferite qui lasciando i parenti dall’altra parte per non soffrire dell’isolamento”. Il primo giorno di libertà, come lo chiama Rossi, è stato tutto un susseguirsi di incontri con i parenti non più visti da mesi: “Mi stanno arrivando tantissime foto di miei concittadini che documentano il ritrovarsi dopo tanto tempo oppure la semplice sensazione di libertà che procura una colazione consumata a Peschiera, di fronte al nostro amato lago”.
La lontananza dei fidanzati
Il lockdown è stato devastante anche per i fidanzati frontalieri. Ne sanno qualcosa i due, lei mantovana e lui veronese, che nei giorni scorsi, esasperati dalla lontananza forzata, si diedero appuntamento ad Ostiglia, sotto il cartello che segna il confine tra Veneto e Lombardia, per mangiare una pizza, attenti a non sconfinare dai rispettivi territori. Adesso, però, che è stato decretato la fine del confinamento, ci sono altri problemi da affrontare, “quello del lavoro innanzitutto – dice Stefania – che ci impedirà di vederci già oggi. Per questo abbiamo già fissato l’appuntamento per domani sera”.