Ragazzine troppo giovani per essere mostrate in modo sexy e così la rete si indigna nei confronti di Netflix per il film “Cuties” che ha debuttato ad inizio mese e mostra ragazzine, neanche adolescenti, con magliette succinte alle prese con mosse di ballo troppo sensuali.
Qual è il confine tra provocazione e esagerazione? C’è un limite, una soglia di sopportazione, oltre il quale non andare? Pare proprio di sì, molte persone infatti non sono disposte ad accettare che delle bambine siano trattate come oggetti sessualizzati. E, dato che siamo in tema, forse questo dibattito dovrebbe allargarsi anche al mondo degli adulti: quante scene di sesso o richiami sessuali sono necessari nei film? Quanto contribuiscono a condizionare i giovani nelle loro relazioni?
La polemica è arrivata anche in Italia
La sessualizzazione del corpo delle giovanissime è un tema molto attuale: ricorderete la polemica di questa estate per la foto della figlia di Francesco Totti e Ilary Blasi pubblicata da un settimanale di gossip che la mostrava in costume, un trattamento ritenuto non idoneo a una ragazzina di 13 anni.
La storia del film che non piace alla rete
Il film narra la storia di una ragazzina di origini senegalesi a Parigi che vive come una doppia vita, a casa costretta ad adeguarsi alla cultura musulmana, a scuola affascinata dal modo di vivere all’occidentale.
Non è il primo film che affronta queste tematiche, ma questa volta il mix di temi e immagini non è stato accettato dal pubblico americano che ha bollato il film come indecente e invitato tutti a boicottare la piattaforma con diversi hashtag che hanno fatto in pochissimo tempo il giro del mondo e una raccolta firme (circa 60mila) per chiedere di ritirare il film che – scrivono le persone sui social – assomiglia a uno sfruttamento di minori. Una protesta diventata virale e che è pronta a rinunciare all’intrattenimento di una delle più conosciute piattaforme al mondo pur di tenere il punto su questo tema.
La replica di Netflix
“Cuties – ha replicato Netflix in una dichiarazione – è una testimonianza sociale contro la sessualizzazione di ragazzine. E’ un film vincitore di premi ed è una storia forte sulle pressioni che le giovani donne subiscono sui social media e dalla società quando crescono. Incoraggiamo chiunque abbia a cuore questi temi a guardare il film”. In realtà la polemica per il film era scoppiata già il mese scorso. All’epoca bastò una locandina per accendere gli animi a causa dell’immagine di ragazzine in pose ritenute provocanti con abiti da cheerleader. In quell’occasione Netflix si scusò e la sostituì con un’altra. Questa volta sarà disposto a tornare sui suoi passi?