“Voi, lavoratori precari, indipendenti, del settore informale o dell’economia popolare, non avete uno stipendio stabile per resistere a questo momento … e la quarantena vi risulta insopportabile. Forse è giunto il momento di pensare a una forma di retribuzione universale di base che riconosca e dia dignità ai nobili e insostituibili compiti che svolgete; un salario che sia in grado di garantire e realizzare quello slogan così umano e cristiano: nessun lavoratore senza diritti”.
Poeti sociali
E’ l’idea di Papa Francesco espressa in una sua recente lettera, pubblicata su Avvenire, e diretta “ai fratelli e alle sorelle dei movimenti e delle organizzazioni popolari”. “Voi siete per me dei veri poeti sociali, che dalle periferie dimenticate creano soluzioni dignitose per i problemi più scottanti degli esclusi”, scrive il Pontefice, “Siete guardati con diffidenza perché andate al di là della mera filantropia mediante l’organizzazione comunitaria o perché rivendicate i vostri diritti invece di rassegnarvi ad aspettare di raccogliere qualche briciola caduta dalla tavola di chi detiene il potere economico”. In mezzo all’emergenza sanitaria globale, Francesco si rivolge ai poveri, agli esclusi, ai dimenticati per stare vicino a questo “esercito invisibile che combatte nelle trincee più pericolose”, poiché è “un esercito che non ha altre armi se non la solidarietà, la speranza e il senso di comunità che rifioriscono in questi giorni in cui nessuno si salva da solo”.