Un promettente progetto di economia circolare a favore dell’ambiente è stato avviato in Australia dall’ente rappresentativo dei coltivatori di cotone: usare tessuti di cotone triturati per fertilizzare il terreno. Invece di mandare in discarica abiti dismessi e articoli di cotone indesiderati. Cotton Australia, che rappresenta circa 1500 coltivatori di cotone, conduce il progetto in una coltivazione a Goondiwindi in Queensland.
Secondo stime del governo federale, in Australia si generano 780 mila tonnellate di scarti tessili ogni anno, circa 31 chili a persona, mentre il tasso di riciclaggio è appena del 7%. Un grande vantaggio dei prodotti in cotone sulle loro controparti sintetiche e basate su combustibili fossili, è che le fibre naturali si decompongono nel suolo.
Secondo il direttore della catena di rifornimento di Cotton Australia, Brooke Summers, “il cotone si biodegrada in pochissimo tempo, i microbi e i vermi lo amano, con grande vantaggio per le coltivazioni di cotone”. Test di laboratorio suggeriscono che anche i tessuti di cotone più fitti si disintegrano significativamente in 24 ore. Inoltre il cotone triturato moltiplica i batteri e muffe nel suolo, senza avere alcun impatto sulla germinazione dei semi, ha aggiunto. “Dobbiamo essere più intelligenti su come si riducono e si gestiscono i rifiuti”, osserva il responsabile tecnico della sperimentazione, lo scienziato del suolo Oliver Knox dell’University of New England. “Un grande beneficio in questo progetto è di sottrarre il cotone alle discariche dove emette metano, un potente gas serra, mentre la cellulosa delle sue fibre può alimentare microbi e vermi nel suolo, rendendolo più fertile”, aggiunge.
“Il potenziale di sottrarre i tessili alle discariche, di ridurre le emissioni di gas serra e di alimentare il suolo può consentire pratiche di maggiore sostenibilità in molti settori”.