Si è aperta con le note del ‘Tema di Deborah’ eseguito in Aula Giulio Cesare dall’orchestra di Santa Cecilia diretta dal figlio Andrea, la seduta straordinaria dell’Assemblea Capitolina, che “unanime come un’orchestra” ha commentato il presidente Marcello De Vito, ha dato mandato alla sindaca Virginia Raggi di procedere a intitolare il polo musicale progettato da Renzo Piano a Ennio Morricone e contestualmente ad avviare l’iter amministrativo per dedicare al Maestro una via o una piazza di Roma.
“Era un uomo di grande spessore umano e artistico – ha detto il sindaco Raggi – che merita che Roma continui a ricordarlo degnamente. Oltre a essere ‘romano de Roma’ ha vissuto qui, ha dato lustro alla sua città. E pur portando la sua opera in giro per il mondo ha sempre deciso di stare e tornare qui, e i romani questo lo hanno sentito”. È stata poi la volta di “C’era una volta in America”, delle colonne sonore de “Il prato” dei Fratelli Taviani e di “Mission”.
La famiglia e gli amici
L’altro figlio, Marco commosso ha detto: “L’Auditorium era casa sua. Questa dedica, così spontanea e veloce, è stata sconvolgente per me e la mia famiglia”. “Non era un compositore del passato, era un compositore del futuro”. Così un altro premio Oscar, Nicola Piovani, ha ricordato Ennio Morricone. “La trasversalità l’ha capita prima degli altri – ha proseguito Piovani. Chi più di Ennio Moricone merita di aver intestato questo Auditorium, che pratica la trasversalità, dal pop a Santa Cecilia.
Era presente in aula anche il regista premio Oscar, Giuseppe Tornatore: “Nel corso della mia carriera ho avuto molta fortuna e privilegi. Il più bello è stato quello di aver conosciuto Ennio Morricone, l’ho frequentato per 32 anni. Abbiamo lavorato, vissuto insieme. Ci siamo divertiti e confrontati dialetticamente ma è stato l’incontro più bello, più trasparente e memorabile della mia carriera”. Per Tornatore, Morricone ha vissuto nella “religione di dover lavorare sempre al meglio. Amava molto il silenzio – ha aggiunto il regista – la musica, diceva, era la ‘pausa del silenzio’. Il silenzio che ha iniziato da qualche giorno è il silenzio per noi più difficile da ascoltare, perché è troppo lungo – ha concluso commuovendosi – ma forse è il suo ennesimo esperimento musicale. Dedicargli l’auditorium è una meravigliosa idea anche per rafforzare e restituire alla città il suo ideale di bellezza, grandiosità e intelligenza”.
Con un coup de théâtre è poi comparso, in Campidoglio, Renato Zero che ha così concluso: «Ennio dovunque sei, Renato ti amerà sempre. Renato piangerà ogni volta che sentirà le tue note. E ti prego: non lasciarci”.