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Auguri Battiato: perché oggi più che mai abbiamo bisogno delle sue canzoni

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“Torneremo ancora”. Non c’è auspicio più struggente dell’ultima canzone di Franco Battiato. Oggi che il cantautore siciliano compie 75 anni, le sue note suonano come un inno alla speranza: “La vita non finisce, è come il sonno, la nascita è come il risveglio finché non saremo liberi torneremo ancora e ancora e ancora…” aveva commentato l’uscita del suo singolo (composto insieme a Juri Camisasca) lo scorso ottobre, parallelamente al suo annunciato ritiro dalle scene musicali.

L’era di Battiato

Confinato in quella casa che Battiato stesso ha paragonato a “un eremo”, il cantante continua ed esprimere il suo estro artistico con la pittura e la musica. “Svezzato” da Giorgio Gaber, il suo percorso professionale inizia negli anni Settanta, quando porta dalla Sicilia il suo background sofisticato, che coglie la migliore tradizione colta siciliana. Al 1988 risale Giubbe Rosse, dove convivono ancora i mondi metropolitani e le asprezze dell’entroterra siciliano. Ma è l’album L’era del cinghiale bianco (1979) che inaugura la sua “era” di successi. In quegli anni, passa al pop: da Bandiera bianca e Cuccurucucù Paoloma, le sue canzoni diventano icone senza tempo, trasformandolo in un punto di riferimento musicale non solo in Italia, ma anche all’estero.

Franco Battiato durante la sua esibizione sul palco di Sanremo

Sperimentazione in musica

Gli anni Novanta sono segnati dalla sperimentazione. Poi, alle porte del nuovo Millennio, una pietra miliare del suo successo: La cura, inserita nell’album L’imboscata (1996). Si snoda qui l’opera e la poetica di Battiato, il suo caleidoscopio artistico che non conosce confini, ma unisce musica e poesia e li riverbera. A cavallo del 2000 pubblica la trilogia dei Fleurs, con il ritorno alla canzone più squisitamente italiana di artisti più o meno conosciuti. Gli ultimi concerti coincidono con gli infortuni fisici. Nel 2017 decide, quindi, di ritirarsi. Ma non è un addio: Torneremo ancora.

Marco Grieco: