150 anni fa nasceva Maria Montessori, la scienziata dei bambini

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Nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, il 31 agosto 1870, studentessa ribelle, fu la prima donna a diventare medico dopo l’Unità d’Italia, nel 1896, a Roma. E, poi,assistente presso la clinica psichiatrica dell’università.

La prima Casa dei Bambini nel 1907

Nel quartiere San Lorenzo di Roma diede vita, nel 1907, alla prima Casa dei bambini “a misura” di fanciullo. Oggi ne esistono 65mila in tutto il mondo. In Italia, il suo celebre metodo educativo è il più ammirato, adottato e imitato, perché funziona. L’idea di base è molto semplice: bisogna dare fiducia al bambino. Non va costretto, annoiato, sbaciucchiato. Deve rimanere spontaneo, sentirsi libero, in un ambiente dove tutto dagli spazi, agli arredi e agli oggetti, deve essere a sua misura. La maestra o il maestro deve spiegare brevemente; e osservare, senza interferire. «Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo», ammoniva Maria Montessori.

L’importanza della giustizia sociale

Aveva studiato un diverso sistema evolutivo, perché per lei era importante la giustizia sociale, aveva sofferto in prima persona come donna frequentando la facoltà di medicina. Grande è stato il suo impegno di aiutare i bambini affetti dalla sindrome di Down, epilettici, ciechi, alcuni dei quali all’epoca erano chiamati “deficienti”, trovando un sistema per istruirli. Voleva aiutare i malati e i poveri. Facendo capire che punire, umiliare, picchiare, non è il metodo giusto per crescere i bambini.

Nel 1924 fondò l’Opera Montessori ma nel 1936, ostile al regime fascista che voleva farne uno strumento di propaganda, lasciò l’Italia. Ha combattuto per l’emancipazione femminile e per il suffragio universale. Si è impegnata a costruire scuole in quartieri e situazioni difficili. Visse e insegnò in Spagna, in America, in India. Anche Ghandi l’apprezzava molto.

Dopo il 1915 non ha più veramente vissuto in Italia. Trovò una certa stabilità ad Amsterdam, dove il padre della seconda moglie del figlio Mario, le aveva messo a disposizione una casa. Tutto è rimasto così come Maria lo ha lasciato al numero 161 di Koninginneweg: libri, foto, lettere, lauree, anche il suo vestito nero. Ora sede dell’Ami , Association Montessori International, dove la sua famiglia gestisce la sua eredità culturale. Nel 1952, è morta in Olanda all’età di 81 mentre guardava il mare, progettando un nuovo viaggio in Africa.

Una scuola Montessori: una città in miniatura

Tutti hanno qualcosa da fare. Giocare, ovviamente, ma anche lavare i piatti, lavare i panni, lucidare le scarpe. Spingere il carrello con il pasto e servire i compagni, fare il dispensiere o la dispensiera è un incarico molto ambito.
Scelgono a quale materia dedicarsi. Possono alzarsi dal posto e muoversi come e quando vogliono. Nessuno li giudica con un voto, né con premi o punizioni.
Imparano a cavarsela da soli, a inventare e costruire, a rendersi utili, a litigare e far pace, a compatire gli sciocchi e a ignorare gli attaccabrighe, a capire cosa è giusto e cosa è sbagliato.

Giulia Ficarola: