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Vasto, 32enne uccide il giovane che investì la moglie: poi lascia la pistola sulla tomba e si costituisce

Non aveva mai superato il dolore per la perdita della sua compagna, rimasta uccisa in un incidente stradale nel luglio scorso, covando per mesi il desiderio di ottenere giustizia da sé. Per questo, nella giornata dell’1 febbraio, Fabio Di Lello, ex calciatore trentaduenne, ha atteso, fuori da un bar, il giovane Italo D’Elisa – 22 anni -, al volante dell’auto che ha investito sua moglie quel tragico giorno, e lo ha freddato con quattro colpi di pistola. Un dramma nel dramma, quello avvenuto a Vasto, in provincia di Chieti, in Abruzzo. L’uomo, di professione fornaio, aveva probabilmente pianificato da tempo l’uccisione di colui che riteneva responsabile della tragedia che lo ha colpito.

Un tragico incidente

Nei prossimi giorni, il ventiduenne sarebbe dovuto comparire davanti al Giudice dell’udienza preliminare per rispondere dell’accusa di omicidio stradale: l’incidente ha avuto luogo il primo luglio scorso, quando la Fiat Punto guidata da D’Elisa, non rispettando il semaforo rosso, ha investito in pieno lo scooter sul quale viaggiava Roberta Smargiassi, di 34 anni, scagliandolo contro il semaforo all’incrocio tra via Giulio Cesare e corso Mazzini. Inutile l’intervento del 118: la donna è morta poco dopo nel vicino ospedale. Nei giorni successivi, la popolazione vastese si era mobilitata per ottenere giustizia, organizzando un’imponente fiaccolata per Roberta, partecipata dai genitori e dal marito, Fabio, molto conosciuto nel posto per i suoi trascorsi nel mondo del calcio a livello dilettantistico locale.

Vendetta

L’omicidio si è consumato in fretta: all’uscita del bar di viale Perth, Di Lello avrebbe scambiato qualche parola con la vittima, prima di giustiziarla con 4 proiettili, tre dei quali andati a segno all’altezza dell’addome. Subito dopo il delitto, l’uomo si è recato presso il cimitero locale, dove ha lasciato l’arma, chiusa in una busta di plastica, sulla tomba della moglie. In seguito, dopo aver chiamato il suo legale, chiedendogli di raggiungerlo, si è costituito alle Forze dell’ordine. Attualmente, è in stato di fermo presso la Caserma dei carabinieri della Compagnia di Vasto. E’ stata nel frattempo avviata un’indagine per chiarire in modo definitivo la dinamica dell’accaduto. Sul corpo di D’Elisa è stata effettuata l’autopsia, la quale ha chiarito come il giovane sia stato ucciso da tre proiettili, “uno cranico e due addominali”.

“D’Elisa non si era mai scusato”

A parlare, intervistato da “RadioCapital”, è stato il legale difensore di Di Lello, il quale ha spiegato, riferendosi alla vittima, che “tre mesi dopo l’incidente aveva ottenuto il permesso per poter tornare a guidare la moto, perché gli serviva per andare a lavorare… Ma non ha mai chiesto scusa, non ha mostrato segni di pentimento. Anzi, era strafottente”. Quello che resta, tuttavia, è il sentore di una tragedia che, in modi differenti, ha distrutto la vita di tre famiglie.

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