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Un pentito: la mano della mafia dietro alla strage del Rapido 904

Nel processo per la strage del Rapido 904, a Firenze, emergono nuove rivelazioni dal pentito Antonino Giuffre’, sentito come teste: Calò, il “cassiere della mafia”, vicino a Cosa Nostra, aveva rapporti anche con la banda della Magliana, seppure di natura prettamente economica. Ma non solo, infatti allo stesso tempo c’erano rapporti anche con dei soggetti della Chiesa, “non parlo della Chiesa in generale, mi riferisco in particolare al cardinal Marcinkus”.

Nello specifico il pentito racconta anche della tipologia di “progetti” dei due gruppi mafiosi, secondo lui “facevano investimenti nelle costruzioni, nella droga”, costruivano in Sardegna e a Roma, insomma “portavano avanti discorsi abbastanza importanti”. Rapporti a scopo di lucro, che quindi investivano la sfera del sociale, del mondo economico, finanziario e imprenditoriale.

Affronta anche il tema dei rapporti tra Cosa Nostra e la Camorra, dicendo che c’erano state e c’erano famiglie del napoletano legate alla mafia, con dei legami “abbastanza stretti e importanti”. Ricordiamo che il processo che riguarda la strage del Rapido 904 o strage di Natale, un attentato dinamitardo avvenuto il 23 dicembre 1984 presso la Grande galleria dell’Appennino ai danni del treno rapido n. 904, proveniente da Napoli e diretto a Milano. Nell’esplosione sono morte 17 persone ed è stato incriminato Pippo Calò, legato a Cosa Nostra. Attraverso le indagini sono emersi numerosi contatti tra mafia, camorra e banda della Magliana.

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