Il vulcano dell'isola siciliana di Stromboli torna a far sentire la sua voce profonda. La mattina di mercoledì 28 agosto, intorno a mezzogiorno, c'è stata un'eruzione preceduta da un forte boato. Dopo si è alzata in cielo un'alta colonna di fumo visibile a chilometri distanza che ha oscurato il cielo e sono ricaduti a terra sabbia, cenere e altro materiale vulacnico. Un gruppo di turisti in visita sull'isola si sono rifugiati, spaventati ma illesi, nella chiesa di San Vicenzo. Al momento non si registrano feriti o vittime né danni alle cose, solo qualche incendio spontaneo in cima al vulcano e sul versante di Ginostra.
Rischio non prevedibile
Diversi testimoni hanno detto che l'eruzione sarebbe stata persino più di forte di quella del 3 luglio scorso, quando un altro eruttamento si abbattè sull'isola uccidendo un escursionista di Milazzo, colto alla sprovvista sul pendio ribattezzato Sciara del Fuoco. Ssi è trattato, in quel caso, di una delle eruzioni più potenti da quando esiste il monitoraggio del vulcano, il 1985. Una decina fa di giorni l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) aveva detto che dopo l'episodio del 3 luglio il vulcano si era mantenuto in una situazione instabile e non si potevano escludere altre eruzioni. “Lo Stromboli è un vulcano in attività persistente e ciò determina la presenza di un rischio vulcanico costante”, aveva spiegatto il direttore dell'Osservatorio etneo dell' Ingv Enrico Privitera. A quell'eruzione erano seguite piccole colate laviche, frane e blocchi incandescenti che finivano in mare. Privitera aveva inoltre illustrato come fenomeno come questi, detti eruzioni parossistiche, siano imprevedibili e senza “fenomeni precursori”.