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Tsunami Bio-on: arrestato manager e sequestrati 150 milioni

Un vero e proprio tsunami quello che stamattina all’alba ha investito la “Bio-on”, società quotata in borsa con sede a Bologna operante nel settore delle bioplastiche. False comunicazioni sociali da parte di una società quotata e manipolazione del mercato: sono le accuse nei confronti dei vertici dell'importante società bolognese. Tre le misure cautelari personali emesse dal Gip di Bologna che la Guardia di Finanza sta eseguendo nei confronti di altrettanti soggetti, figure apicali dell'azienda: 3 manager nei guai (uno arrestato e gli altri due sottoposti a misure interdittive), con l'accusa di falso in bilancio e manipolazione del mercato. Decine di perquisizioni in Emilia Romagna, Lazio e Lombardia. In corso anche il sequestro di beni per complessivi 150 milioni, pari al valore del profitto dei reati commessi. 

Operazione “Plastic Bubbles”

L'oprezione denominata “Plastic Bubbles” del Comando provinciale della Guardia di finanza è partita nei mesi scorsi, dopo la denuncia del fondo Quintessential con sede a New York. Lo scorso 24 luglio, ricostruisce Repubblica, il fondo americano di Gabriele Grego, Quintessential Capital Management ha pubblicato un dossier con cui accusava l’azienda di essere “una nuova Parmalat a Bologna”, un “castello di carte” destinato “al collasso totale”, uno “schema concepito dal management per arricchirsi sulle spalle degli azionisti”. Il fondo americano puntava l’indice sulle potenzialità della sua lavorazione di plastica biodegradabile, sulla regolarità dei bilanci. Secondo Quntessential il fatto che la maggior parte dei ricavi derivassero da contratti con società controllate da Bio-on stessa rappresentavano uno snodo fumoso. Un affondo impietoso, cui Bio-on e il suo fondatore Marco Astorri hanno replicato, presentando una denuncia ai carabinieri e difendendo l’operato della società, che ha chiuso il 2018 con ricavi per 51 milioni, quasi quintuplicati rispetto agli 11 milioni del 2017. “Sono falsità per manipolare il mercato, abbiamo già denunciato e risponderemo ancora”, aveva detto a caldo Astorri. Ma non era bastato: nel giro di pochi giorni le accuse avevano però fatto crollare il valore in Borsa della società. Dal miliardo di capitalizzazione e dai 55 euro per azione il titolo era sceso ai 16-17 euro, bruciando in 24 ore oltre 760 milioni di valore in Borsa. Oggi l'inchiesta che fa tremare i vertici dell’azienda e purtroppo anche un centinaio di dipendenti tra Bologna, Bentivoglio, Minerbio e Castel San Pietro.

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