Un uomo cardiopatico è morto all'ospedale San Camillo di Roma dopo il trapianto di un cuore, forse già malato, arrivato dall'ospedale milanese San Raffaele.
Aperta un'inchiesta
Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta a Roma, passata a Milano per competenza territoriale perché è dal capoluogo lombardo che si sarebbe consumato l'eventuale errore medico. Il fascicolo è ancora a carico di ignoti.
Le reazioni di San Raffaele e Centro nazionale trapianti
“Stiamo compiendo verifiche interne per ricostruire l'accaduto e mettendo insieme gli elementi della vicenda” – affermano dal San Raffaele, mentre dal Centro nazionale trapianti, assicurano che “tutte le procedure sono state rispettate e l'organo, dopo gli esami, è risultato idoneo al trapianto“.
“Il cuore trapiantato nell'uomo che è deceduto dopo un trapianto dalla coronarografia era risultato normale, cioè nelle condizioni di essere trapiantato”, spiega il direttore del Centro nazionale trapianti, Alessandro Nanni Costa.
L'intervento del Ministero
Sulla vicenda è intervenuta Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, sottolineando che “è inaccettabile morire dopo un trapianto di cuore”. Il ministro annuncia “immediate procedure di controllo e verifica” sul caso.
Intervistata da Radio Capital, la Lorenzin ha aggiunto: “Mi sembra uno di quegli errori tragici, ma anche inaccettabili. Vedremo se ci sono state delle falle e agiremo di conseguenza”.
Espianto e trapianto
Il paziente da cui è stato espiantato il cuore è un cinquantenne, morto dopo un malore in una piscina di Milano. Dopo il primo arresto cardiaco, i medici sono riusciti a far ripartire il battito ma ciò non è bastato a salvargli la vita. A causare il decesso dell'uomo erano stati i danni cerebrali.
L'uomo aveva dato il suo consenso alla donazione, così è partito subito l'iter per l'espianto e il trasferimento in elicottero a Roma, al San Camillo, dove è stato trapiantato a un sessantenne, il quale è morto due giorni dopo per insufficienza cardiaca.