Hanno incassato una mazzetta da 5.000 euro, “anticipo” su una tangente di 90.000, per evitare il ripetersi di proteste nello stabilimento Alcar Uno, azienda della famiglia Levoni, a Castelnuovo Rangone, in provincia di Modena. Peccato che quella che si configura come un’estorsione sia stata ripresa dalle telecamere della Polizia, che in accordo con l’amministratore delegato dell’azienda del gruppo leader nella lavorazione di carni ha filmato il passaggio di denaro. Sono così finiti in manette due sindacalisti del S.I. Cobas (da non confondere con il Cobas, come spiega una nota della Confederazione dei comitati di base firmata dal portavoce Piero Bernocchi).
L’accusa di estorsione è scattata nei confronti del coordinatore nazionale del Sindacato Intercategoriale Cobas, Aldo Milani, e di Daniele Piccinini, mediatore sindacale della stessa sigla, fermati dalla Squadra Mobile modenese. L’inchiesta è partita in seguito a una serie di proteste sindacali, attuate con picchettaggi e blocchi di merci deperibili, nei confronti dello stabilimento Alcar Uno.
Le azioni di protesta avevano avuto un picco nei mesi di novembre e dicembre scorso con picchettaggi e manifestazioni, non preavvisate, concluse alle volte con cariche di alleggerimento da parte della polizia. In particolare, il 17 novembre, riferisce una nota della Questura, un operatore del reparto Mobile di Bologna era stato ferito dal lancio di un grosso masso che gli aveva causato ferite refertate con 11 giorni di prognosi ed ancora, il 29 novembre successivo, nel corso di una carica di alleggerimento, era rimasto ferito un giornalista.
I due sindacalisti secondo l’accusa avrebbero chiesto tangenti per evitare il ripetersi di picchettaggi e allentare la tensione all’interno dello stabilimento. Sono stati portati nel carcere di Modena a disposizione dell’autorità giudiziaria. Sul sito dell’organizzazione sindacale è scattata la mobilitazione a sostegno dei due esponenti arrestati con la proclamazione di scioperi e sit in davanti al penitenziario modenese.