La guerra civile in Nepal è durata dieci lunghi anni, e in questo lasso di tempo le donne che hanno subìto violenze o aggressioni sessuali sono centinaia. A metterlo in evidenza è stato un rapporto della Ong Human Rights Watch, che denuncia come i maltrattamenti, da parte sia dell’esercito regolare che delle forze maoiste, siano rimaste nascoste, nella totale indifferenza delle istituzioni. “Le sopravvissute – come è scritto nel report di 78 pagine – vivono in condizioni di isolamento e sono completamente impossibilitate a chiedere giustizia o semplicemente far conoscere al mondo i crimini che hanno subito”. Secondo l’Organizzazione, il motivo per cui molte delle aggressioni non vengono denunciate è lo stigma che nel paese viene posto sull’argomento. Ed è proprio per questo che, secondo gli attivisti, il governo dovrebbe attuare misure immediate per incoraggiare le donne a raccontare le proprie storie e sviluppare un programma di recupero finalizzato ad introdurle in percorsi di cura a lungo termine.
“Per più di dieci anni queste donne hanno sofferto nel silenzio e nella paura, mentre i loro stupratori vagavano in completa libertà – ha affermato il direttore della Ong Meenakshi Ganguly – e il Paese è in estremo ritardo, sull’attuazione di programmi che favoriscano la loro ripresa”. Human Rights Watch ha intervistato più di cinquanta donne con l’assistenza di un’altra Organizzazione non governativa nepalese, l’Advocacy Forum, e la sua indagine si è conclusa con la realizzazione di un fitto dossier di esperienze sugli assalti sessuali avvenuti durante il conflitto.