La maggior parte delle violenze sessuale in India è compiuta da partenti e amici della vittima. Lo rivela uno studio commissionato lo scorso mese dall’Alta Corte di New Delhi che aveva chiesto alla polizia locale di fornire una dettagliata statistica sugli abusi sessuali in seguito alle rivelazioni pubblicate dai media. Secondo il The Hindu – un quotidiano in lingua inglese venduto nel sud della penisola indiana – molte violenze si consumavano all’interno delle mura domestiche.
Secondo il rapporto, solo nei primi dieci mesi dell’anno nella capitale erano state denunciate 1.704 violenze carnali, di cui 215 erano casi di incesto. Il dato più scioccante è che nel 43% dei casi è il padre a commettere il crimine, mentre in 27 casi è il fratello della vittima. In 642 stupri, quindi circa la metà, sono stati denunciati amici, conoscenti o vicini di casa della donna violentata. Soltanto nel 4% dei casi la violenza era stata perpetrata da sconosciuti.
Anche l’Italia si mobilita contro le violenze sulle donne in India. Lunedì scorso nella sala rossa del comune di Torino, è stato votato all’unanimità un ordine del giorno per “proteggere la dignità delle donne e perseguire i colpevoli di stupri e femminicidi in India”. Il “Sì” impegna l’amministrazione comunale a richiedere al Ministero degli Esteri di attivarsi in questo senso nei confronti del governo di Nuova Delhi. Il documento approvato in aula – prima firmataria Laura Onofri del PD – denuncia il fenomeno dei numerosi stupri collettivi, seguiti dalla brutale uccisione della vittima, verificatisi in molti Stati della repubblica Indiana. “Le aggressioni e i femminicidi – si legge – hanno il più delle volte colpito ragazze giovanissime e appartenenti alla casta dalit, lo strato sociale più povero nel grande Paese asiatico, con il frequente disinteresse, fino all’aperta collusione, da parte delle autorità di polizia locali”.