Sono sette le persone arrestate a seguito dell'inchiesta sulla strage di Corinaldo, l'incidente avvenuto nella discoteca “Lanterna AzzurraClubbing” del paese in provincia d'Anconda lo scorso dicembre e costato la vita a cinque giovani e una donna adulta. Gli arrestati sono sei ragazzi maggiorenni, tutti di un'età compresa tra i 19 e 22 anni, tutti di identità maschile, i quali, a detta degli inquirenti, facevano parte di una banda di rapinatori seriali che operavano in eventi notturni utilizzando lo spray urticante. Oltre a loro, è stato arrestato anche un adulto con l'accusa di associazione a delinquere “individuato con il ruolo di soggetto ricettatore” con i quali i giovani si mettevano in contatto prima dell'attività delittuosa, come è stato reso noto nella conferenza stampa di oggi. Le indagini hanno chiarito che i criminali hanno tutti precedenti specifici, come precedenti furti con strappo, erano disoccupati o svolgevano lavori saltuari.
L'indagine
L'indagine, condotta dal nucleo investigativo del Reparto operativo di Ancona, sotto la direzione della locale Procura, ha consentito di individuare le modalità di operazione della banda che operava, in modo sistematico, nelle discoteche del centro e nord Italia. Alle ore 11 sono stati resi noti i dettagli dell'indagine in una conferenza stampa presso la Procura di Ancona. L'ipotesi della presenza di una banda nel locale era già al vaglio degli inquirenti nei giorni successivi alla strage. All'epoca, il procuratore Giovanna Lebboroni aveva reso note ai giornalisti “le evidenze di una banda” considerando che “sue persone avrebbero dichiarato di essere state derubate, il che potrebbe rendere plausibile la tesi dell’utilizzo di una sostanza urticante con finalità predatorie, ma è un'ipotesi che stiamo verificando” aveva specificato il procuratore. Oggi le ipotesi sono state in parte confermate. I soggetti incriminati agivano in maniera sistematica e le indagini hanno accertato dei “colpi” precedenti al fatto di Corinaldo, come un furto nella discoteca di Fabriano, condotto, però, senza l'uso di spray urticante. Dalle attività tecniche coinvolte, è stato confermato un modus operandi che si è sviluppato basandosi sull'uso di sostenza urticante, l'elemento che – secondo quanto reso noto nella conferenza stampa – ha reso possibile l'incriminazione dei soggetti facenti parte della banda
Il ruolo dello spray urticante
Come hanno ricordato gli inquirenti, nella strage di Corinaldo sono stati considerati i due profili: le falle nella sicurezza del locale, “una concausa” all'evento tragico, insieme all'innesco attraverso uno spray urticante, che permetteva alla banda di svolgere attività predatoria. Nel comunicato stampa fornito oggi, vi è un accenno a un'ulteriore attività svolta dal Ris su una bomboletta di spray al peperoncino rinvenuta fuori dal locale: l'analisi genetica della tracce biologiche sul tasto di pressione ha rivelato un dna compatibile con uno degli arrestati. La sostanza era alla base dell'attività criminosa, perché da ausilio ai criminali in situazioni di assembramento, come la serata-concerto di Corinaldo. Un aspetto preoccupante sottolineato dagli inquirenti riguarda la presenza di un teaser in possesso di uno dei ragazzi, segno di una probabile “evoluzione” del modus operandi.