Potrebbe cambiare radicalmente lo scenario che circonda il disastro del Ponte Morandi, il viadotto genovese collassato il 14 agosto scorso uccidendo 43 persone. Una lettera, la cui esistenza è stata rivelata da 'L'Espresso', porterebbe a credere che, almeno dal 28 febbraio scorso, il Ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato alle opere pubbliche di Genova e la Direzione manutenzioni della società Autostrade, fossero a conoscenza delle cattive condizioni del ponte, le quali denotavano l'esistenza di problemi per la sicurezza degli utenti. Nella missiva, il direttore delle manutenzioni di Autostrade, Michele Donferri Mitelli, allertava i suddetti enti sui possibili rischi connessi alla tenuta del ponte e provocati dal ritardo nell’approvazione del progetto esecutivo di rinforzo del ponte.
La lettera
Nella lettera, in particolare, era richiesta l'accelerazione delle procedure per garantire “l’incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera”, vista “l'importanza strategica dell'opera”. Nell'oggetto si parla di un'operazione di “retrofitting strutturale del viadotto”, “rappresentando ancora una volta l'urgenza che riveste l'approvazione dell'iter approvativo dell'intervento in argomento”. Al momento, tuttavia, come specificato dal settimanale non è chiaro chi sia stato a ricevere la lettera, considerando che fra i destinatari sono specificati solo gli uffici. Viene spiegato ancora da 'L'Espresso', però, “la Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali è diretta da Vincenzo Cinelli, nominato il 14 agosto 2017 su proposta del ministro Graziano Delrio e confermato dall'attuale ministro Danilo Toninelli. Mentre il capo del Provveditorato di Genova è l'architetto Roberto Ferrazza, lo stesso scelto da Toninelli come presidente della commissione d'inchiesta del ministero”. Questo ultimo è stato poi rimosso dal ruolo.
L'indagine
La lettera fa parte della serie di documenti sequestrata dalla Procura di Genova e attualmente al vaglio dei pm per stabilire quali siano le responsabilità connesse alla catastrofe del Morandi. In particolare, l'interesse degli inquirenti è concentrato sull'analisi della documentazione per stabilire chi fosse a conoscenza delle condizioni del ponte e perché non sia stata avviata una procedura di messa in sicurezza. E, con la divulgazione della lettera, inizia a vacillare anche l'ipotesi che gli uffici competenti fossero a conoscenza esclusivamente dello stato di degrado del ponte. Un altro punto sul quale l'indagine punta a far luce, mentre è stato individuato in un deposito dell'Amiu il luogo di conservazione dei resti del viadotto.