La portavano in un un garage abbandonato alla Falchera, in periferia a Torino, e le facevano di tutto. Stuprata, umiliata. Mentre abusavano di lei la filmavano, la fotografavano, per costringerla al silenzio: “Zitta, o queste immagini finiranno nelle mani dei tuoi genitori”. Vittima di questo orrore una tredicenne, e la cosa inquietante è che i suoi carnefici sono suoi coetanei. Il classico “branco” che si fa forza contro una singola persona indifesa. Siamo in una delle tante periferie d’Italia. Dopo la scuola media, c’è una fila di palazzoni. E poi, campi, baracche agricole, l’autostrada per Milano.
Per sette lunghissimi mesi è stata costretta a subire ogni tipo di angheria dai baby-stupratori, fino a che si è ribellata. Per vendetta il branco ha spedito una foto alla madre, che ha denunciato tutto alla polizia. Otto minorenni sono stati così indagati dalla Procura dei Minori di Torino.
L’inchiesta è nelle mani del pubblico ministero Antonella Barbera. “Tutti nel quartiere conoscevamo questa storia – ha raccontato uno studente della scuola frequentata dalla ragazzina e dai suoi stupratori – sembrava una cosa normale, non avevamo capito che le avevano fatto dei video e la stavano ricattando”.
Le forze dell’ordine hanno sequestrato telefoni e computer. La loro vittima, intanto, ha cambiato scuola.