E'indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina Carola Rackete, capitano della Sea Watch 3, e per rifiuto di obbedienza a nave da guerra (ipotesi di reato, quest'ultima, formulata in base a quanto previsto dal codice della navigazione). L'iscrizione nel registro degli indagati è stata effettuata dalla Procura di Agrigento, in seguito all'acquisizione dell'annotazione della Guardia di Finanza, salita più volte a bordo della nave della ong tedesca che, tuttora, si trova in attesa davanti alle coste di Lampedusa con 40 migranti a bordo (due, fra cui un minorenne, sono scesi nella serata di ieri per motivi medici), a meno di un miglio dal punto di approdo. Una situazione, quella sulla nave, che secondo il capitano continua a farsi più grave ogni ora che passa, per le condizioni sempre più precarie delle persone soccorse in mare, ormai da oltre due settimane in attesa senza mettere piede a terra.
Lo stallo
Motivazioni, quelle poste dal capitano Rackete, che al netto dell'indagine a suo carico sembrano aver spinto i Paesi dell'Ue ad accelerare per trovare una soluzione a stretto giro per i migranti rimasti sulla Sea Watch. Al momento, secondo fonti della Farnesina, al lavoro per la ripartizione dei 40 ci sarebbero almeno quattro Paesi membri (Lussemburgo, Francia, Germania e Portogallo) ma potrebbero essercene anche altri, i quali avrebbero dato disponibilità all'accoglienza degli imbarcati. Fra questi, a ogni modo, non ci sarebbero i Paesi Bassi che, nella giornata di ieri, avevano chiarito che la presa in carico dei migranti a bordo di Sea Watch non rientrava nei loro obblighi, provocando un attrito con il governo italiano. Della presa di posizione olandese ha parlato anche la portavoce italiana della ong, Giorgia Linardi, secondo la quale “ci sono stati dei contatti” con il governo locale, addirittura “molto prima” di quanto non sia stato fatto con il Viminale, “chiedendo responsabilità, ma lo Stato di bandiera non è stato collaborativo, come gli altri Stati”.
Trattative
Nonostante le notizie ufficiose sulla collaborazione manifestata da alcuni Stati, il sentore è che lo stallo della Sea Watch possa prolungarsi ulteriormente. La posizione del governo italiano è chiara, e Salvini l'ha ribadita nuovamente: “Mi si dica dove vanno i migranti e firmo per lo sbarco. Troppe volte sono stati presi impegni poi non mantenuti”. A Osaka, Conte si è intrattenuto a lungo sul tema con il premier olandese, Mark Rutte ma, almeno per il momento, al confronto (così come al passo formale di qualche ora fa con l'ambasciatore), non sono seguite prese di posizione definitive.