Si è appena concluso l'interrogatorio presso la Procura di Agrigento a Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch 3 indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e ascoltata, per un totale di oltre tre ore, dal procuratore aggiunto Salvatorie Vella e dai sostituti Alessandra Russo e Cecilia Baravelli. Al termine dell'interrogatorio, alla giovane capitana non è stato convalidato alcun arresto, secondo quanto dichiarato dal suo legale, Alessandro Gamberini: “Carola è libera” ha detto. Durante tutta la mattina, davanti alla Procura si è tenuto in sit-in messo in piedi da organizzazioni locali: tanti gli striscioni a sostegno della giovane capitana.
Non più capitana
Rackete non sarà più capitana, però. Come spiegato dal suo avvocato “nella sua vita non ha fatto solo la capitana ma tanto altro. Farà quel che crede”. La giovane non ha nascosto la sua serenità per come si è svolto l'interrogatorio: “Sono stata molto contenta di avere avuto l'opportunità di spiegare tutti i dettagli del salvataggio del 12 giugno – ha detto lei stessa all'uscita dalla Procura -. Spero che la Commissione europea dopo l'elezione del nuovo Parlamento faccia il meglio possibile per evitare queste situazioni e che tutti i Paesi accettino le persone salvate dalle flotte di navi civili”. Parole che sono state ricalcate dal suo legale: “Si è trattato di un salvataggio in mare fatto con tutti i crismi di regolarità e di esigenze drammatiche. Per noi è una vicenda chiara, è giusto che ci sia un'indagine. Ma montare strane idee sul salvataggio della Sea Watch è fuori dal mondo”.
Impasse politico
Il caso Carola Rackete ha avuto, sin dalla sua genesi, forti ripercussioni politiche. Per l'opinione pubblica, si è trattato di un tête-à-tête con il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che non ha risparmiato dure critiche nei confronti della nave dell'Ong tedesca battente bandiera olandese, che avrebbe operato uno speronamento nei confronti dei finanzieri che avevano tentato di bloccare l'ingresso dell'imbarcazione a Lampedusa. A tal proposito, non senza problemi ieri sera è stato bocciato l'ordine del giorno presso il consiglio comunale di Palermo che avrebbe voluto concedere la cittadinanza onoraria proprio ai due agenti. L'ordine è stato presentato dalla Lega, ma è stato bocciato per un solo voto tra i 23 consiglieri presenti, generando un acceso dibattito.
Questione ancora aperta
L'interrogatorio di oggi è il primo di due filoni di inchiesta. In esso, la capitana ha dovuto rispondere dell'accusa di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Il secondo, invece, compete l'arresto di Rackete per aver forzato il blocco della Guardia di Finanza. Dopo il ritiro della convalida d'arresto da parte del gip Alessandra Vella, il 2 giugno scorso, il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, e il pubblico ministero, Gloria Andreoli, hanno chiesto alla Corte di Cassazione di annullare l'ordinanza. Secondo i due: “la permanenza nelle acque territoriali era illegittima sulla base del provvedimento dei ministeri di Interni, Difesa e Infrastrutture, confermato dal Tar e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. La polizia giudiziaria ha dato un ordine legittimo che è emanazione di atti amministrativi a seguito dell'introduzione del decreto sicurezza bis e l'ufficiale di polizia giudiziaria non poteva porsi il problema della causa di giustificazione che è legata a complesse valutazioni di diritto internazionale”. Sulla base della giurisprudenza, quindi, il procuratore e il pm chiedono che si renda conto di quello che è stato un “atto di forza” da parte della capitana.