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SCONTRI A BALTIMORA DOPO LA MORTE DI FREDDIE GRAY

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Giornata di violenze a Baltimora a seguito della morte di Freddie Gray, il ragazzo afroamericano morto dopo essere stato arrestato dalla polizia. La manifestazione pacifica in suo onore era iniziata col grido “La nostra voce e il nostro dolore saranno sentiti oggi”. Ma poi si è trasformata in una serie di scontri con le forze dell’ordine, vetrine rotte, auto distrutte e almeno 34 arresti. Sei poliziotti sono rimasti feriti, anche se in modo lieve. In migliaia sono scesi in piazza perché venisse fatta luce sull’accaduto e per protestare contro i metodi utilizzati dalla polizia contro i neri.

Gli appelli alla calma delle forze dell’ordine e della famiglia di Gray sono caduti nel vuoto. Agli spettatori della partita fra i Baltimore Orioles e i Boston Rex Sox è stato chiesto di rimanere all’interno dello stadio a causa delle proteste ai cancelli di ingresso. “Per favore, basta violenza. Freddie non avrebbe voluto questo”, ha detto Fredricka Gray, la sorella della vittima, commentando i disordini in corso a Baltimora.

Freddie Gray è morto lo scorso 19 aprile a seguito di una ferita letale alla spina dorsale. Secondo un’indagine del Baltimore Sun, che avrebbe avuto accesso a telecamere nell’area, Gray non sarebbe stato fermato “senza uso della forza”, come dichiarato da cinque dei sei agenti coinvolti nel suo arresto. Le ricostruzioni, quindi, sembrano proprio inchiodare la polizia. Intanto negli Stati Uniti si è nuovamente acceso il dibattito sul razzismo e sulla condotta della polizia, dopo i casi di Michael Brown a Ferguson e Eric Gardner a New York.

Stefano Cicchini: