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Sardegna: attentati contro una sede Pd e un sindaco

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Potrebbe essere un attentato quello andato in scena nella notte a Dorgali (Nuoro). Colpita la sede locale del Partito democratico: secondo le primi indiscrezioni gli uffici nella centrale via Lamarmora sarebbero stati fatti saltare in aria utilizzando una bombola di gas. L'esplosione avrebbe provocato gravi danni all'edificio. Sul posto sono intervenuti i carabinieri – che stanno effettuando i rilievi e hanno avviato le indagini – ma anche gli uomini della Polizia e i vigili del fuoco. L'esplosione è avvenuta nel cuore della notte, intorno alle 2. L'ingresso della sede è stato completamente distrutto, danneggiata anche un'auto che si trovava nei pressi dell'edificio. Ma non è finita qui. Nelle ore successive, un altro episodio inquietante durante la notte ha colpito il Nuorese. Incendiata l'auto del sindaco di Cardedu, località costiera dell'Ogliastra. Erano le 3.20 circa quando il veicolo, parcheggiato sotto la sua bitazione, è stato avvolto dalle fiamme. La vettura è stata completamente distrutta, nonostante l'intervento tempestivo dei vigili del fuoco del distaccamento di Lanusei. Sul posto i carabinieri della Compagnia di Jerzu.

Le reazioni

Tante le testimonianze di solidarietà manifestate a Piras. Tra le prime quella del presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas: “Esprimo a nome mio e di tutta la Giunta la totale solidarietà e la più sentita vicinanza al sindaco di Cardedu, Matteo Piras, per il vile attentato subìto la scorsa notte. Questo gesto criminale è ancor più deprecabile poiché messo in atto nei confronti di un amministratore pubblico che con coraggio, quotidianamente, è impegnato per la sua comunità”. Anche lo stesso Piras ha commentato l'accaduto. “Un gesto assurdo totalmente inaspettato, ma io non mi arrendo, andrò avanti, la democrazia non può finire con questi atti altrimenti vivremmo nella giungla”. E ancora: “Il modo per farmi conoscere le problematiche sarebbe dovuto essere un altro: venire a dirmelo a voce, in maniera civile”. 

Giuseppe China: