Sono sei le persone che sono state arrestate dalla guardia di finanza su richiesta della Procura di Catania con l'accusa di far parte di un'organizzazione criminale che si occupava di riciclare in Italia e in Europa il gasolio rubato nella raffineria della National Oil Corporation, situata nella città di Zawyia, a circa 40 chilometri a ovest di Tripoli.
Le “navi fantasma”
Il gasolio che veniva sottratto illegalmente dalla raffineria libica, raggiungeva la Sicilia via mare mediante l'utilizzo di “navi fantasma”. Dopo il furto, il gasolio veniva scortato da milizie libiche, trasportato in Italia e immesso nel mercato italiano ed europeo mediante una società maltese. Il carburante, inoltre, veniva venduto a un prezzo simile ai prodotti ufficiali pur essendo di qualità inferiore. I militari del Nucleo di polizia tributaria, in un anno di indagini, hanno scoperto che dalla Libia sono state importate oltre 80 mila tonnellate di gasolio, per un valore di oltre 11 milioni di euro.
Gli arresti
I militari hanno eseguito un'ordinanza del giudice per le indagini preliminari effettuando sei arresti, 3 in carcere e 3 ai domiciliari. A finire in manette sono due maltesi, due libici e quattro italiani. Altre tre persone di nazionalità libica sono ricercate dalle forze dell'ordine. L'indagine Dirty Oil è partita da una denuncia dell'Eni, che è parte lesa.