Incubi del passato e potentati del presente si intrecciano nell’ultima storia nera della Capitale. Un sistema di affari vasto che pilotava l’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal comune di Roma e dalle aziende municipalizzate con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza. Al vertice un vecchio nome della mala romana: Massimo Carminati, il punto di raccordo (tra gli anni ’70 e ’80) tra Nar e Banda della Magliana, l’alter ego del “Nero” di Romanzo Criminale. L’operazione, condotta dal Gico della Guardia di Finanza, ha portato all’arresto di 37 persone, di cui 8 ai domiciliari, con l’accusa di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati.
Tra gli indagati non mancano i pesci grossi, tra cui Gianni Alemanno. L’ex sindaco (che ha subito una persecuzione domiciliare) si è difeso “Chi mi conosce sa bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza – ha commentato – Dimostrerò la mia totale estraneità ad ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta. Sono sicuro che il lavoro della Magistratura, dopo queste fasi iniziali, si concluderà con un pieno proscioglimento nei miei confronti”. Coinvolti anche diversi ex pretoriani dell’ex primo cittadino, tra cui l’ex ad dell’Ente Eur, Riccardo Mancini e l’ex presidente di Ama, Franco Panzironi.
Secondo gli investigatori Carminati ”impartiva le direttive agli altri partecipi, forniva loro schede dedicate per comunicazioni riservate e manteneva i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali, con pezzi della politica e del mondo istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti”.