Sembra ad un punto di svolta il giallo inerente la morte del pittore Umberto Ranieri. Per il delitto è stato fermato con l'accusa di omicidio un ragazzo di origine tunisina di 18 anni. L'artista 55enne, originario della provincia di Chieti, è deceduto lo scorso 17 marzo, quando dopo un pugno al volto aveva battuto la testa.
Il fatto
Sin dalle prime ricostruzioni, gli inquirenti ritengono che il colpo sferrato nei confronti di Umberto Ranieri sia stato scatenato da una lite. Come detto, l'uomo cadendo aveva battuto la nuca, un impatto che è stato fatale dato che Ranieri è deceduto appena giunto in ospedale. La vicenda è avvenuta intorno alle 21 in Largo Preneste a Roma. Sembra che l’aggredito, di origine abruzzese e diplomato all'Accademia delle Belle Arti, sia stato visto da alcuni testimoni nella piazza dove si recava frequentemente. Nella confusione generale pare che, al termine di una discussione con alcuni ragazzi, sia stato tramortito con un pugno tanto violento da farlo cadere a terra. Le indagini sono state effettuate dal Nucleo operativo dei carabinieri della compagnia Casilina. Un impulso decisivo all'attività investigativa è stato dato dalle telecamere di sorveglianza. Umberto Ranieri era incensurato, celibe, senza figli e un artista apprezzato che nella Capitale lavorava ed esponeva le proprie opere.
L'appello dell'ex findanzato
All'indomani della sua morte, l'ex compagno dell'artista ha fatto un appello e una denuncia sull'accaduto. “Conoscendo bene la vittima dell’aggressione, penso che si tratti di un delitto di stampo omofobo“. E ancora: “Era una persona spontanea, che senza nessun problema, quando si trovava per strada, se qualcuno gli piaceva, glielo faceva capire, senza mezzi termini. Ovviamente sempre in modo civile e tranquillo”. Un atteggiamento che secondo l'uomo non è consentito dalla mentalità del nostro Paese. “Io glielo dicevo sempre: qui non siamo in Spagna, devi fare più attenzione”.