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Rohingya, il popolo dimenticato vittima della tratta

Li hanno ingannati con delle promesse di lavoro e poi li hanno rapiti: sono 53 i Rohingya ritrovati in una piantagione della provincia costiera di Phang Nga, distretto di Takua Pa, nel sud della Thailandia. I rifugiati, che vivono in un’area di confine in Bangladesh, sono stati sequestrati con l’obiettivo di venderli come schiavi: a dirlo è un funzionario del commissariato di polizia tailandese, Nappadon Thiraprawat.

“I 53 uomini – ha detto ai media locali il funzionario – per lo più Rohingya rifugiati del Myanmar, ma tra cui anche cittadini del Bangladesh, sono stati trovati nei giorni scorsi in una piantagione della provincia costiera di Phang Nga. Finora due uomini thailandesi sono stati accusati di traffico di esseri umani”. Piuttosto che come clandestini, “il gruppo sarà trattato come vittime di tratta, perché le interviste hanno rivelato che sono stati rapiti circa una settimana fa e messi su una barca diretta verso il sud. Su alcuni di loro è stato usato un anestetico per poi portarli sulla barca, altri sono stati ingannati con la promessa di un lavoro, ma non avevano intenzione di venire in Thailandia”.

In Rohingya, una minoranza musulmana non riconosciuta come cittadini del Myanmar, sono fuggiti in migliaia quando scoppiarono disordini nello Stato dell’Arakan, nel 2012: molti di lor hanno cercato di raggiungere la Malesia via mare cadendo spesso nelle mani di trafficanti. La maggior parte dei 53 Rohingya rapiti dai criminali tailandesi provengono da campi gestiti dalle Nazioni Unite nella zona costiera di Cox’s bazar, nel sud del Bangladesh. L’anno scorso, la Thailandia è stata coinvolta nel problema: alcuni alti ufficiali, infatti, sono stati accusati di aver partecipato alla tratta dei Rohingya.

Phil Robertson, vice direttore della sezione Asia per Human Rights Watch, ha descritto i rapimenti come “una orribile nuova svolta” che va ad aggiungersi agli abusi sistematici subiti dai Rohingya. “Questa è una cosa nuova -ha spiegato un funzionario Onu Prima, abbiamo visto Rohingya fuggire dalla violenza e cercar rifugio in Malesia: ma questo gruppo aveva un piano diverso e chiede di poter tornare nei campi dell’Unhcr”.

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