La promessa di una vita migliore, poi un viaggio di oltre 6.500 chilometri dalla Nigeria all’Italia, passando per la Libia. All’arrivo, invece della speranza, l’inganno. Riti voodoo, violenze fisiche e abusi sessuali per costringerle alla prostituzione. E’ questo l’orrore che hanno dovuto affrontare un numero indefinito di donne nigeriane, molte delle quali ancora minorenni.
La denuncia di una vittima
Un mondo fatto di orrori e violenze che le forze dell’ordine hanno potuto scoprire grazie alla denuncia di una ragazza nigeriana di 23 anni. Il suo racconto ha infatti dato vita a un indagine – iniziata nel luglio del 2016 – che ha portato al fermo di 11 nigeriani ritenuti membri di un’organizzazione criminale dedita alla riduzione in schiavitù e alla tratta di giovani donne che venivano costrette a prostituirsi per riconquistare la loro libertà.
Il meticoloso lavoro dei Carabinieri
Solo grazie al meticoloso lavoro degli uomini dei carabinieri, si è potuti arrivare agli arresti compiuti oggi. Grazie alla loro indagine si è scoperto che ogni membro dell’organizzazione criminale aveva un ruolo ben preciso. C’era chi si doveva occupare di reclutare le ragazze in Nigeria, chi doveva pensare al viaggio in Italia via Libia, alcuni si occupavano di far scappare le ragazze dai centri di accoglienza presenti sul territorio italiano, ma anche chi doveva pensare alla punizione di quante rifiutavano di prostituirsi o chi doveva pensare alla contabilità dell’associazione criminale.
Il destino delle giovani donne
Le ragazze erano selezionate direttamente in Nigeria. Gli aguzzini sceglievano tra le neo 18enni o chi aveva gravidanze extraconiugali alle spalle, senza quindi un futuro nel loro Paese. Con il viaggio, ogni ragazza contraeva un debito – che poteva variare tra i 40mila e i 70mila euro -, la cui estinzione poteva richiedere anche alcuni anni.
Salvate 6 vittime
Inoltre, grazie al lavoro delle autorità, coordinate dalla Procura di Bologna sono state salvate 6 giovani nigeriane. I reati contestati agli arrestati vanno dalla tratta di persone, alla riduzione in schiavitù, allo sfruttamento della prostituzione, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Riconosciuta l’associazione per delinquere (così come indicato dalla Procura) ad alcuni dei fermati in sede di convalida; per gli altri è stato
contestato il concorso.