“Yuri Guaiana, l’attivista fermato a Mosca, è stato rilasciato”. E’ quanto ha annunciato con un post sulla piattaforma social Twitter, il sottosegretario gli Esteri, Benedetto Dalla Vedova, specificando che assistito dal Consolato, “viene accompagnato ora in aeroporto”.
L’arresto
Guaiana era stato fermato questa mattina nella capitale russa, insieme ad altri quattro attivisti, dove si era recato per consegnare le firme raccolte dalla petizione “All Out” contro il trattamento dei gay in Cecenia. Al telefono da Mosca, parlando con Radio Radicale, ha raccontato come si è svolto l’arresto. “Non avevamo bandiere arcobaleno né vessilli Lgbt – ha affermato – quando questa mattina abbiamo parcheggiato l’auto davanti alla procura generale a Mosca e scaricato gli scatoloni con le firme. Sappiamo che in Russia la propaganda gay è reato“. Ad un certo punto si sono avvicinati degli agenti che hanno sequestrato gli scatoloni, la chiavetta usb contenente gli oltre due milioni di firme e hanno trasferito i giovani a bordo di una camionetta e poi in caserma, dove sono stati trattenuti per alcune ore.
La situazione in Cecenia
Nel mese di aprile, il quotidiano indipendente russo Novaya Gazeta, aveva denunciato la presenza di veri e propri lager destinati alla reclusione e “rieducazione” delle persone di orientamento omosessuale. I metodi utilizzati, in molti casi anche torture, avrebbero provocato la morte di almeno tre persone. Il quotidiano ha anche riportato le testimonianze di alcuni sopravvissuti alle sevizie e alle barbarie, rilasciati solo dietro il pagamento – da parte delle loro famiglie – di ingenti somme di denaro. Alcuni di loro avrebbero subito anche l‘elettroshock, percosse con tubi metallici e altre torture, accompagnati da insulti e frasi di spregio.