E’ coinvolto anche un minorenne nel caso di “lupara bianca” venuto alla luce lo scorso 16 febbraio ad Afragola, nel Napoletano, quando due pregiudicati, scomparsi da casa il 31 gennaio, furono ritrovati fatti a pezzi. Ora la Squadra Mobile di Napoli, al termine delle indagini, ha arrestato due giovani in esecuzione di altrettanti provvedimenti restrittivi emessi rispettivamente dal gip del Tribunale di Napoli e dal Tribunale dei minorenni per l’omicidio di Luigi Ferrara, 43 anni, di Casoria, fratello di Angelo, pentito dei Moccia, morto suicida nel carcere di Carinola, e Luigi Rusciano, 53 anni, di Mugnano.
Corpi fatti a pezzi
I due erano ritenuti broker del contrabbando per conto dei clan. I loro cadaveri vennero rinvenuti sezionati e chiusi in quattro in buste di plastica nera in un terreno in Contrada Ferrarese, ad Afragola, sotterrati a circa un metro di profondità, ai piedi di una mimosa in fiore, forse per coprire il nauseabondo odore della decomposizione. Le vittime erano scomparse nel pomeriggio del 31 gennaio quando alcuni testimoni li videro insieme per l’ultima volta nel malfamato Rione Salicelle, a bordo di una vettura che poi fu trovata abbandonata.
Il questore: “Delitto inquietante”
Nel corso di una conferenza stampa, il questore di Napoli, Antonio De Iesu ha parlato di un delitto “inquietante e devastante”, dietro il quale c’è una “grande aggressività dei killer”. Basti pensare che il minorenne accusato dell’omicidio ha appena sedici anni ma non ha avuto problemi a sgozzare le vittime e poi a farle a pezzi con un semplice coltello. L’altro giovane finito dietro le sbarre per il duplice barbaro assassinio è il 24enne Domenico D’Andò.
Piano dettagliato
Il questore ha sottolineato che la vicenda dimostra ancora una volta “la maturità criminale di minorenni” e che il piano è stato studiato nei minimi dettagli, senza lasciare nulla al caso. Gli assassini hanno affittato un appartamento a Giugliano (Napoli), dove è stato commesso il duplice omicidio, e acquistato un’automobile. Il tutto per conquistare spazi di potere e di controllo nel settore del contrabbando che è ritornato tra gli affari principali della criminalità organizzata. Vittime e carnefici, infatti, secondo la ricostruzione degli inquirenti, erano in affari in un’area criminale riconducibile al clan degli Amato-Pagano nella quale si è poi creata una organizzazione parallela che gestiva il mercato nero di sigarette. Ad un certo punto D’Andò – il cui padre è Antonio D’Andò, probabile vittima di lupara bianca, ‘scissionista’ – e il minorenne (il cui padre è a sua volta in prima linea nel contrabbando di sigarette), hanno deciso di prendere il posto dei due ras Rusciano e Ferrara e li hanno eliminati senza pietà.